Multa europea per mancata depurazione delle acque anche per colpa del Seveso
Da anni “Zona Nove” scrive che il problema del Seveso è dovuto anche alla qualità delle acque e agli scarichi abusivi. E da anni diciamo che prima si bonifica il Seveso e tutti gli altri corsi inquinati e poi si può parlare di vasche e/o soluzioni alternative perché, su questo non si discute, i niguardesi hanno il sacrosanto diritto di vivere in pace.
Direte voi fino a quando lo dice “Zona Nove” conta come il due di picche a briscola. Detto fatto: il 30 maggio arriva la notizia che l’Unione Europea ha comminato all’Italia una maxi multa per mancato rispetto delle normative di trattamento delle acque reflue. Nessun richiamo specifico al Seveso, ma è chiaro che il nostro fiume, con le sue centinaia di scarichi abusivi, ben rappresenta questa insostenibile gestione italica.
Nello specifico la Corte di Giustizia della Ue ha certificato l’incapacità, ma sarebbe meglio dire il disinteresse, di mettere a norma i depuratori e gli scarichi di ben 74 agglomerati urbani, sparsi in 18 regioni d’Italia, Lombardia compresa, visto che solo Emila e Molise sono a norma. Questa “certificazione” costa all’Italia una maxi-multa, destinata a crescere finché non saremo in regola: da subito una cifra forfettaria di 25 milioni, cui si aggiungeranno 30 milioni per ogni semestre di ritardo nell’adeguarsi alle norme in materia di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane. I giudici europei avevano già constatato, in una sentenza del 2012, l’inadempimento dell’Italia: allora avevano stabilito che nel nostro Paese 109 agglomerati urbani fossero sprovvisti di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane e/o di sistemi di trattamento delle acque reflue urbane conformi alle norme.
La sentenza ci dava tempo fino a febbraio 2016 per metterci in regola. Come accade dalle nostre parti si sperava in una proroga ma in Europa le cose vanno diversamente. E così, di fronte a un secondo ricorso della Commissione Europea, la Corte di Giustizia ci ha recapitato questa bella mazzata. Non tanto per i 25 milioni forfettari bensì per i 25 semestrali fino a quando metteremo a norma i 74 agglomerati urbani mancanti. Tenendo conto che in quattro anni siamo passati da 109 a 74, fate due conti e vi renderete conto quanto rischiamo di versare nelle casse della Ue. E non c’è solo l’aspetto economico: la Corte ha sottolineato che l’inadempienza dell’Italia è particolarmente grave perché, l’assenza o l’insufficienza di sistemi di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane, provoca danni all’ambiente, cioè agli stessi cittadini italiani, oltre che alle attività turistiche.