Obiettivo educare alla legalità: incontro degli studenti con la Civitas Virtus
La nostra classe (la III B della Scuola Rodari) ha partecipato oggi a un incontro con la dott.ssa Castellano che ci ha raccontato, in modo coinvolgente, la sua esperienza di direttrice di varie carceri italiane e, attualmente, di Direttore Generale dell’Esecuzione Penale Esterna del Ministero della Giustizia. Dopo il suo intervento, ha poi risposto alle nostre domande. A una di queste, ci ha risposto che il suo principale obiettivo oggi è cambiare la cultura italiana nei confronti delle carceri e di chi vi soggiorna, avvicinandoci all’Europa e alle esperienze migliori che lei ha riscontrato in numerosi paesi. Chi sbaglia deve pagare il suo debito alla società – e per questo viene privato della libertà – ma, in quanto persona, mantiene dei diritti, che devono essere rispettati se si vuole “tendere alla rieducazione del condannato” come dice l’art. 27 della nCostituzione. Ma se si vuole agire su un piano culturale, bisogna partire dalla formazione dei giovani ed ecco quindi il perché di questo nostro incontro. La sua esperienza di realtà come Marassi a Genova, Eboli in Campania e Bollate alle porte di Milano, si è svolta all’insegna dei valori della Costituzione; le opportunità rieducative devono essere proposte ai detenuti – e su questo c’è ancora molto da fare – ma sono poi loro a dover fare una scelta tra il provare a cambiare vita o il riprodurre esperienze negative e rischiare così di rientrare in carcere. L’apertura delle celle, la creazione di spazi comuni dove passare la giornata, i laboratori di falegnameria, di cucina, i corsi teatrali, i permessi, sono tutte misure che tendono a responsabilizzare e a dare fiducia a chi dovrà un giorno rientrare nella comunità civile dimostrando di essere cambiato. La dottoressa Castellano ci ha anche detto che spesso, purtroppo, va in carcere chi ha meno possibilità economiche ma soprattutto culturali, chi non ha una buona istruzione, chi non ha capito il valore dello studio, chi ha meno “benzina” e quindi è più fragile anche nei confronti della detenzione. Ci ha parlato poi delle difficoltà delle donne che soffrono di più per la mancanza della famiglia, che sono meno aiutate da chi sta fuori, perché di solito tocca a loro aiutare mariti, figli, fratelli, compagni e che in carcere tendono a creare legami che escludono e creano rivalità. Per rieducare, le misure alternative sono molto utili: scontare la propria pena in mezzo agli altri aiuta a non sentirsi “vittime” e quindi a rielaborare la propria colpa per accettarla e accettarne le conseguenze, perché la persona non è solo il reato che ha commesso. Tutto questo è ben presente in alcuni Paesi dove il carcere è l’eccezione e le altre forme di punizione sono la regola.
Commenti degli studenti
• L’incontro con la dottoressa Castellano mi è piaciuto molto, soprattutto perché è venuta lei direttamente a interagire con noi ragazzi. (Loris)
• L’incontro è stato molto coinvolgente, mi sono interessata molto ad ascoltare la storia della dottoressa Castellano che è stata così tanto tempo a contatto con carceri e carcerati. (Alessandra)
• Sono molto d’accordo con le azioni compiute dalla dottoressa Castellano per migliorare le carceri e anche sul fatto che bisogna rispettare i diritti dei detenuti. Inoltre sono d’accordo sul fatto che l’unica pena in carcere debba essere la privazione della libertà da non associare ad altre punizioni come il sovraffollamento delle celle, l’impossibilità di lavorare o studiare ecc. (Camilla)
• L’uscita mi ha fatto capire il vero senso del sacrificio. (Ibrahim)
• Scoprire come si sta in un carcere non è cosa di tutti i giorni e parlarne con una donna che ha fatto la sua carriera dentro le carceri e ha cercato di cambiarle, basandosi sulla Costituzione italiana, è stato interessante. (Beatrice)
• Sono molto d’accordo con la Dott.ssa quando afferma che istruire e formare si può fare, anzi si dovrebbe fare, quando le persone sono libere e giovani e non farlo quando hanno già commesso dei reati e scontano la loro pena.Sono d’accordo anche sul fatto che le carceri italiane devono cambiare, perché anche chi ha sbagliato ha dei diritti. (Laura)
• È stato interessante perché la Castellano è stata molto diretta raccontandoci la storia della sua vita lavorativa e ci ha fatto capire che si può andare in prigione anche per piccoli reati. (Diego)
• Ascoltare la vita di questa donna è stato bellissimo. Ho provato a immaginare quanto duro sia stato lavorare in un carcere e quanta forza ci volesse per andare avanti e non mollare. (Lucia)
• Durante l’incontro, che concludeva il nostro Progetto triennale di educazione alla legalità intitolato “La Mafia fa schifo”, ho capito che in Italia, ma non solo, le leggi e i regolamenti spesso non vengono rispettati e attuati come si dovrebbe. (Anastasia) La dottoressa Castellano ci ha anche detto che la prima volta che è entrata nel carcere di Marassi ha avuto paura perché ha visto come erano messi male i detenuti. (Nicole)
• Mi ha colpito sapere che, in alcune carceri, i detenuti vengono trattati male e, a volte, non vengono rispettati i loro diritti; un’altra cosa che mi ha colpito è sentire che qualcuno di loro arriva addirittura a suicidarsi. Anche le guardie vivono una vita difficile perché stanno molte ore al giorno dentro le prigioni senza aver commesso nulla di male. (Alice)
• Questa uscita didattica mi ha fatto capire molte cose sulla legge e sulle punizioni per le persone che la infrangono, mi ha fatto capire anche quali sono i miei doveri e i miei diritti. Quando ho saputo che lei è di Napoli, le ho chiesto se i cantanti neomelodici le piacciono e lei mi risposto di conoscerne molti perché, quando era a Eboli o andava a Poggioreale, li ascoltava a tutto volume! (Roberto).