Oltraggio a Gina Galeotti Bianchi, la nostra Lia

Ignoti hanno rotto la targa del Comune di Milano che dedica il giardino di via Hermada a Gina Galeotti Bianchi, la partigiana Lia. Gli operai che lavorano al cantiere della scuola Cassinis ci hanno detto che sabato pomeriggio 30 giugno quando hanno chiuso e se ne sono andati, la targa era ancora integra. Domenica mattina 1 luglio alle ore 11, una iscritta all’Anpi niguardese si è accorta della targa spezzata e ha dato l’allarme. Il posto è quello in fondo alla via, il più isolato, vicino alla scuola in rifacimento e la targa è l’unica raggiungibile ad altezza uomo: le altre sono infisse su pali a un’altezza non raggiungibile da una persona di corporatura media senza una piccola scala. Nel quartiere che ha visto il murale antifascista di via Majorana deturpato per nove volte in 4 anni, è normale pensare all’ennesimo atto di teppismo di marca fascista.
Dopo aver sporto denuncia ai carabinieri di viale Fulvio Testi contro ignoti l’Anpi di Niguarda e il Teatro della Cooperativa hanno organizzato per martedì 3 sera alle ore 19 una commemorazione della partigiana “Lia” presso i giardini a lei intestati con letture di brani dello spettacolo “Nome di battaglia Lia” di Renato Sarti alla presenza delle attrici Marta Marangoni e Rossana Mola.
Questo il comunicato dell’Anpi Provinciale a firma del presidente Roberto Cenati:
Gina Galeotti Bianchi è stata la prima caduta dell’insurrezione a Milano contro i nazifascisti. Niguarda fu il primo quartiere a insorgere, il 24 aprile 1945 e la partigiana Lia, mentre era in bicicletta insieme con la compagna Stellina Vecchio per portare ai partigiani l’ordine di insurrezione, venne uccisa da una raffica di mitra sparata da un camion carico di soldati tedeschi in fuga in via Graziano Imperatore all’altezza del civico 40. La Bianchi era incinta e aveva appena riferito alla Vecchio di essere contenta perchè “il nostro bambino nascerà in un paese libero”. Chiediamo alle pubbliche autorità che vengano individuati i responsabili di questo ignobile gesto che offende la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la libertà di tutti noi.