Lettera aperta al Sindaco. La caserma e le periferie

Da circa tre anni faccio parte dell’Osservatorio Mameli, grazie al quale ho avuto l’opportunità di partecipare a vari eventi, avendo modo di approfondire alcune problematiche relative alla Caserma Mameli. Come è noto, la Caserma è dismessa da circa di 12 anni. Questa area di proprietà dello Stato, è stata successivamente ceduta a Cassa Depositi e Prestiti, braccio finanziario dello Stato. Scopo di Cdp è acquisire aree pubbliche dismesse, renderle agibili e successivamente rivenderle a soggetti interessati. La Caserma Mameli ha una superficie complessiva di circa 100.000 mq.:
• 50.000 mq. destinati a edilizia privata, composta da verde e abitazioni, nelle quali è prevista una popolazione di circa 1800 persone (600 appartamenti ca.).Per questa area è già stato depositato un progetto attuativo non modificabile.
• 50.000 mq. destinati ad uso pubblico, che verranno successivamente gestiti dal Comune di Milano, su cui i cittadini possono esprimere le loro idee su come si potrebbe intervenire. (vedi percorso partecipato tra Politecnico e cittadini). Questa area, composta da sei Palazzine a C (ex camerate dei militari) e dalla Piazza d’armi (campo da calcio) è sottoposta al vincolo “Belle Arti”, quindi strutturalmente immodificabile. Ciò significa che si potrà solo ristrutturare senza modificare le volumetrie. Tre di queste Palazzine a C saranno destinate a edilizia convenzionata, mini appartamenti per anziani o studenti universitari e uno spazio multifunzionale (eventi di vario genere), le altre tre saranno destinate a vendita con bando pubblico del Comune. Ora concentriamoci sulla parte pubblica, esattamente sulle tre Palazzine destinate a bando e alla Piazza d’Armi, dove a mio parere c’è una grande contraddizione, tutta nelle mani del Comune di Milano. Provo a spiegarmi meglio:
• da un lato la necessità di assegnare/vendere prima possibile e meglio possibile un bene vincolato, che più resta fermo più avrà bisogno di interventi manutentivi futuri. Mi chiedo a quale investitore potrebbero interessare queste palazzine ad un solo piano, senza scantinato, ecc., vista l’impossibilità di una ragionevole modifica volumetrica. A questo proposito faccio presente che già oggi le palazzine sono in parte irrecuperabili, nel senso che la pavimentazione è in parte dissestata; i tetti di alcune sono compromessi; le pareti necessitano di interventi importanti.
• dall’altro lato: lo stesso Comune di Milano, come leggiamo anche da una intervista fatta proprio da questo giornale (giugno 2018) al Sindaco Sala sul tema della Riqualificazione delle Periferie, tema che gli sta molto a cuore, parla proprio di Niguarda come Periferia-pilota per dare inizio a questo progetto, dice in buona sostanza che Niguarda sarà presa a modello, ripeto presa a modello, di come il Comune di Milano intenderà “rendere ai cittadini” le periferie per realizzare quel sogno che si chiama Milano Città Metropolitana.l’attuale deterioramento delle sei Palazzine a C, si potrebbero prospettare due diverse situazioni:
• La prima è che risulterebbero invendibili, dato il pessimo stato.
• La seconda è che, dato il degrado, potrebbero fare gola a qualche “attento” speculatore, il quale sicuramente non si preoccuperebbe delle necessità dei cittadini, ma mirerebbe esclusivamente al proprio tornaconto personale. Allora, perché non mettere al centro del progetto di riqualificazione di Niguarda, la Caserma Mameli, visto che la stessa non è sulla Luna, ma guarda caso, è proprio a Niguarda?! Voglio concludere con un’idea/proposta che provo a esporre. La Piazza d’Armi, potrebbe diventare, con pochi interventi, la grande piazza di Niguarda (e non solo) immaginandola, come “cerniera” del Municipio 9: Prato Centenaro, Bicocca, Università e Parco Nord. Le tre Palazzine a C (sottoposte a vincolo Belle Arti) immaginiamole trasformate in un Centro di Ricerca tecnologico per la progettazione/produzione di protesi e ausili per disabili e perché no, in un futuro, anche alla riabilitazione dei pazienti, vista la trasformazione avvenuta nella nostra Zona negli ultimi decenni, da prettamente industriale a ospedaliera, assistenziale, culturale. Questa trasformazione, creerebbe nuovi posti di lavoro altamente qualificati e premierebbe Milano, città Metropolitana, e tutta la Lombardia. Chiaramente, questa è solo un’idea suscettibile di ogni e qualsiasi modifica. Mi rendo conto che sarà necessario un congruo intervento finanziario. D’altra parte, i soldi potrebbero arrivare solo se alla base c’è un serio progetto. L’alternativa quale sarebbe? Un bel Centro Commerciale? O qualcosa di simile? Per raggiungere questo ambizioso, ma non impossibile obiettivo è necessario che i Cittadini e tutte le Associazioni di Niguarda, Bicocca, Prato Centenaro uniscano le loro forze al fine di concretizzare questa o altra idea alternativa. Non perdiamo questa opportunità! Forse potrebbe non ripresentarsi. In qualità di cittadino della periferia di Niguarda, faccio appello al Sindaco Sala, primo cittadino di Milano affinché prima di prendere qualsiasi decisione senta il parere dei cittadini.