Ospedale Buzzi: con uno straordinario intervento chirurgico piccola niguardese di due giorni risanata da una grave malattia

Nulla faceva presagire quanto sarebbe successo durante la serena prima gravidanza di quella giovane niguardese. Nessun problema, nessun segnale. Fino a quella ecografia alla 33esima settimana, quando il volto del ginecologo ha mostrato un’espressione preoccupata. Ha chiesto se in famiglia qualcuno avesse avuto problemi renali. L’ecografia mostrava vari organi interni in posizioni strane e inconsuete ed è stata fatta esaminare da altri medici, fino alla diagnosi finale. Preoccupante. Il piccolo feto, una femminuccia, soffriva di ernia diaframmatica. Si tratta di una patologia rara ma non rarissima caratterizzata da un difetto di chiusura del diaframma, che interviene durante la vita fetale determinando la risalita di visceri dalla cavità addominale in torace. L’intestino, infatti, aveva invaso la metà superiore del tronco, occupando spazio riservato ai polmoni (uno dei quali non si era sviluppato appieno) e spostando il cuore verso destra. Se non si riesce a intervenire in tempo le speranze di sopravvivenza o di una vita normale sono abbastanza scarse, inferiori al 50%. I giovani genitori, niguardesi e cooperatori, non hanno potuto fare altro e prepararsi ad affrontare i duri colpi che la vita aveva loro riservato. Ma la medicina questa volta è venuta in loro aiuto. L’ospedale Buzzi (quello più esperto per questo genere di patologie) ha preso in carico il problema e ha studiato una strategia molto audace. Il feto presentava alcune caratteristiche favorevoli: la gravidanza era giunta quasi a termine e la piccola pareva robusta; inoltre l’ernia era abbastanza circoscritta e tutta spostata verso il fianco sinistro. Si è deciso quindi di far nascere la piccola e di intervenire chirurgicamente al più presto. È stata preparata una équipe medica, formata dai chirurghi Pansini e Vella, dai neonataloghi Castoldi e Cavigioli e dai ginecologi Faiola e Lanna e la bambina è stata fatta nascere col parto cesareo. Era una cicciottina di tre chili e mezzo, venuta al mondo piangendo, cosa non scontata nei casi come il suo. Il giorno successivo, dopo un’adeguata rianimazione postnatale, le condizioni della piccola mostravano una stabilizzazione dei parametri vitali e una condizione anatomica del difetto diaframmatico che ha reso possibile l’adozione di una tecnica chirurgica mininvasiva avanzata: la correzione in endoscopia con 3 piccoli accessi (buchini) da 3 mm in torace evitando il ricorso all’intervento tradizionale che prevede un approccio aperto laparotomico ampio. L’intervento, mai tentato prima in Lombardia su una paziente di due soli giorni, è riuscito perfettamente: milza e intestino sono tornati al loro posto e anche il cuore ha ripreso la sua posizione. Solo il polmone sinistro rimarrà probabilmente leggermente meno sviluppato dell’altro, ma il problema non desta preoccupazione. Il decorso post-operatorio non è stato semplicissimo: la piccola sentiva probabilmente dolore e non riusciva a succhiare il latte per cui è stato necessario usare pazienza e molte precauzioni. L’ospedale ha mostrato capacità e professionalità fuori dal comune: non solo per la bravura dei dottori, ma anche per l’attenzione con cui neonata e genitori sono stati seguiti. Addirittura è stata coinvolto anche un supporto psicologico continuo, con la dottoressa Caterina Colombo. C’è da osservare che per l’intervento sono stati usati macchinari tecnologici all’avanguardia, frutto di donazioni. Dopo un mese di Terapia Intensiva Neonatale i genitori, felici, hanno potuto portare a casa la loro bambina