Steven Zhang, il più giovane presidente dell’Inter

“Dal primo giorno in cui mi sono gettato in questa avventura, c’è solo una cosa che voglio fare: rendere l’Inter il miglior club al mondo. E non parlo di essere fra i migliori, ma i migliori. I più moderni, i più innovativi, i più vincenti. Ora sono più che pronto. Tempi per arrivare in vetta? Non sono quantificabili, ma nemmeno lunghi. Ho solo 26 anni? L’età non è un problema. Zuckerberg ha fondato Facebook a 21 anni, Elon Musk ha creato Tesla che era ancora a scuola e mio padre mise in piedi Suning a 28”. Parole di Steven Zhang nominato lo scorso 26 ottobre ventunesimo presidente del F.C. Internazionale, il più giovane della storia nerazzurra. Steven in realtà fa parte del consiglio di amministrazione dal giugno 2016, quando il gruppo Suning di proprietà del padre Zhang Jindong rilevò le quote di maggioranza del club e ha potere di firma su tutto dal 2017. Il proclama del giovane Jindong ha galvanizzato i tifosi che non dimenticano le lacrime di felicità di Steven all’Olimpico dopo aver battuto la Lazio e conquistato l’accesso alla Champions League, ma il segnale che da più fiducia è la serietà con la quale il gruppo cinese ha gestito il club in questi due anni e mezzo; una crescita graduale sportiva (entrata in Champions League alla fine della scorsa stagione) ed economica (+43% di fatturato rispetto alla stagione 2015-16) nonostante i vincoli del fair play finanziario ereditato dalle gestioni precedenti. Entusiasta di questo nuovo corso Massimo Moratti che già ai tempi del passaggio di proprietà da Thohir a Suning aveva auspicato un futuro da presidente per Steven: “La presidenza del giovanissimo Zhang è una ventata di novità e di freschezza nel panorama calcistico italiano come una pennellata di un artista geniale – ha scritto Moratti sul Corriere della Sera -. Bravo Steven a decidersi di guidare direttamente e ufficialmente una delle più grandi e gloriose società, forse la più amata dai propri tifosi. Sono sicuro che farà bene. Grave errore sottovalutarlo per l’età o la poca esperienza, è un ragazzo intelligente, costretto anche a usare la furbizia in un ambiente e un mondo diverso dal suo. La grande educazione lo fa sembrare timido, ma non lo è. Mentre gli parli pare penda dalle tue labbra, ma lo sguardo è di uno che ti sta studiando e ha già capito dove vai a parare. È sveglio e moderno nel modo di concepire il futuro e nel comunicare. Generoso nei sentimenti ma verso chi lo merita, insomma, per me siamo in buone mani. Credo che vorrà bene all’Inter e lotterà per portarla a vincere, senza alzare la voce ma con grande determinazione. Sono fiducioso e curioso nel vederlo crescere in questa meravigliosa avventura. Un presidente, proprietario, porta con sé e rappresenta i sentimenti e la passione di tutti i tifosi e questo non dovrà essere per lui un peso ma un grande privilegio come sempre l’ho considerato anch’io”. Nel video con il quale l’Inter saluta il nuovo presidente si vede Steven passeggiare nelle vie del centro di Milano e attorno al Bosco Verticale che rappresenta la Milano del futuro: internazionale, con idee nuove e con molta storia ancora da scrivere. Proprio come Steven immagina la sua Inter. Una Milano che il nuovo presidente ha imparato a conoscere in questi due anni. In sneaker e maglioncino, quando il lavoro lo permette, scoprendo le bellezze meneghine e partecipando anche a eventi mondani e sfilate di moda. Una città molto diversa da quel 9 marzo 1908 quando fu fondato il Football Club Internazionale. Chissà se passeggiando per i Navigli hanno raccontato a Zhang del primo campo da gioco in Ripa di Porta Ticinese 113. Si narra che ogni volta che il primo presidente dell’Inter Giovanni Paramithiotti era a bordo campo, con i suoi baffetti da gatto nero, la squadra perdeva. Insomma era considerato un menagramo. In un primo tempo i giocatori gli spiegarono che era meglio che stesse a casa. Poi invece trovarono la soluzione: durante le partite Paramithiotti se ne stava su una barchetta nel Naviglio e quando arrivava un pallone lo ributtava in campo (le acque del Naviglio erano a 100 metri dal campo). Così in acqua perdeva i suoi poteri malefici. Ma il presidente amava troppo l’Inter. Fu così che una volta si travestì con naso e baffi finti e segui un derby vittorioso da bordo campo. Da quel momento ottenne il permesso di assistere ad ogni partita e al suo posto, sulla barchetta, ci misero un tipo che riceveva un centesimo per ogni pallone che recuperava.