Sciopero nazionale di medici e veterinari. Grande partecipazione anche in Lombardia

Il 23 novembre la sanità nazionale e quindi anche quella lombarda, forse la migliore d’Italia e una delle migliori d’Europa, si è fermata per lo sciopero indetto dai camici bianchi che lavorano nel sistema sanitario nazionale. Sono quindi saltati migliaia di interventi chirurgici programmati che hanno causato gli inevitabili disagi negli ospedali, anche perché, secondo quanto affermato dalle sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero, l’adesione è stata oltre l’ottanta per cento. Alla base dello sciopero la richiesta di maggiori fondi per la Sanità pubblica, che i sindacati dei camici bianchi definiscono “ormai al collasso”, ed il rinnovo del contratto di lavoro, fermo da dieci anni. Ma la protesta, tengono a precisare le organizzazioni sindacali, è anche a favore dei cittadini stessi, per garantire a tutti un’assistenza adeguata. Anche all’ospedale Niguarda l’agitazione si è fatta sentire e molto del personale in agitazione si è trasferito al presidio di protesta dei medici e veterinari sotto Palazzo Lombardia a Milano per le carenze di personale e mancato ricalcolo dei fabbisogni che hanno ripercussioni importanti. Nel caso degli anestesisti per esempio si sta trasformando la pronta disponibilità da integrativa a sostitutiva. Il medico garantisce la partoanalgesia in sala parto, ma invece di essere in ospedale è a casa reperibile”, ha spiegato Cristina Mascheroni, presidente della sezione lombarda dell’Aaroi-Emac, l’associazione degli anestesisti e rianimatori italiani. “È importante che il cittadino capisca che in questo momento stiamo scioperando per il rinnovo del nostro contratto nazionale, ma di fatto scioperiamo soprattutto per un sistema sanitario nazionale che resti pubblico e di alta qualità. E se continuerà questo definanziamento questo non sarà più possibile”.