Morti d’amianto alla Pirelli: depositate in grave ritardo le motivazioni della sentenza

Il 6 dicembre scorso le associazioni Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto hanno presentato al Presidente del Tribunale di Milano, dottor Roberto Bichi, e al Presidente della V Sezione Penale del Tribunale di Milano, dottor Ambrogio Moccia, una segnalazione per denunciare un grave danno per le Parti Civili rappresentati dall’avv. Laura Mara. Le associazioni delle vittime denunciavano che dopo due anni, dal dispositivo della sentenza emesso dalla dottoressa Anna Maria Gatto nel processo a carico dei vertici Pirelli di Milano che ha assolto gli imputati dei morti per amianto per plurime violazioni della normativa in materia d’igiene e sicurezza del lavoro nonostante una perizia del Tribunale favorevole alle parti civili, non erano state ancora depositate le motivazioni della sentenza. Le associazioni si sono ribellate e nella segnalazione al Tribunale le tre associazioni oltre a denunciare l’inadempienza del giudice inquirente in un loro comunicato si riservavano di intraprendere iniziative di lotta “contro il persistere di questa malagiustizia che rappresenta un affronto a chi aspetta giustizia e che senza le motivazioni della sentenza non possono neanche presentare appello”. La protesta aveva avuto una immediata risposta: il presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi, nella stessa giornata ha dichiarato alla stampa che avrebbe subito contattato l’ex presidente della quinta sezione penale, Anna Maria Gatto, assicurando che le motivazioni della sentenza sarebbero state “depositate quanto prima, in ogni caso entro gennaio e così e stato. La protesta delle 3 associazioni ha raggiunto i suoi risultati, il 22 dicembre poco prima di Natale. Le motivazioni che avrebbero dovuto essere depositate entro 90 giorni (i termini sono stati poi prorogati più volte) dopo la protesta e a oltre due anni dal giudizio sono state scritte e depositate fuori tempo massimo in cancelleria. Ora, entro gennaio, le associazioni delle vittime potranno presentare l’appello, anche se con i due anni persi la prescrizione è andata avanti e, anche in caso di condanna in secondo grado, si rischia l’impunità per i responsabili con grave danno per le vittime e le parti civili costituite nel processo – Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto, e altre ancora-. Come scrivono le associazioni in un loro comunicato “Purtroppo invece non si ferma la conta dei morti fra chi ha lavorato alla Pirelli, in attesa di una giustizia che non arriva mai, altri ex lavoratori continuano ad ammalarsi e morire”. E ancora: “Anni di lotte in fabbrica e sul territorio, anni di ricerche sul cancerogeno amianto hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e la magistratura sui rischi concreti del killer amianto, ma questa sensibilizzazione fatica a farsi strada nel Tribunale di Milano”. In ogni caso come affermano ancora le associazioni delle vittime “noi non ci arrendiamo: continueremo a lottare anche nelle aule del Tribunale, nelle piazze, nel territorio e sui luoghi di lavoro finché le vittime e i loro familiari non avranno avuto giustizia”.