L’Università Bicocca ha vent’anni e si è tinta di rosa: Qui, a differenza di altri atenei, la parità di genere è assicurata

“Nelle università è impossibile promuovere le donne. I criteri per valutare un accademico dovrebbero essere merito, studio e competenze e invece ogni volta che si cerca di proporre il nome di una donna per un posto di docente si scatena il finimondo e se una collega fa carriera si scatena una guerra di veleni”. Questo è ciò che accade alla Normale di Pisa e a raccontarlo in un’intervista all’inaugurazione di questo anno accademico è stato lo stesso rettore Vincenzo Barone. “Alla Normale la presenza delle donne, soprattutto nei ruoli più alti, è molto scarsa – ha dichiarato -. Impressiona il fatto che due anni fa dei 35 professori della prestigiosa sede di Pisa solo 4 erano donne, una situazione decisamente imbarazzante”. È così anche nelle altre Università italiane? E alla Bicocca? Lo scorso 24 gennaio alla presenza del rettore Cristina Messa è stato presentato il primo “Bilancio di genere” dell’Ateneo Milano-Bicocca curato dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale coordinato dalla professoressa Francesca Zajczyk. Il Bilancio analizza i vent’anni di storia dell’ateneo e da tale analisi emerge una realtà decisamente confortante. Innanzitutto si nota un equilibrio perfetto di uomini e donne tra le figure di comando di Bicocca che è anche la prima università italiana a essere diretta da un rettore e un direttore generale donne. Su quattordici Dipartimenti sei sono guidate da donne e stessa situazione di equità si rileva all’interno dei principali organi dell’Ateneo tra cui il Consiglio d’Amministrazione e il Senato Accademico, dove nel 2018 si è registrata un’assoluta parità di genere. Rispetto alla media nazionale l’Ateneo registra risultati migliori. Fra professori ordinari, associati e ricercatori e con una presenza più alta nelle scienze sociali ed economiche le donne rappresentano il 44 per cento del corpo docente, 5 per cento in più rispetto al dato nazionale. Rilevante, il 60 per cento, la maggioranza femminile per quanto riguarda invece il personale tecnico- amministrativo costituito da donne tra i 45-56 anni, con un titolo di studio magistrale o ancor più qualificato. Un’ultima quota rosa presa in esame dal Bilancio è quella relativa agli studenti, per il 62 per cento costituiti da donne. Una sostanziale parità di genere si registra presso tutti i corsi di laurea, una più alta presenza femminile si rileva però nei Dipartimenti di Scienze umane della formazione (88,1 per cento), Psicologia (79,4 per cento), e Sociologia (70,3 per cento). “Siamo orgogliosi – ha affermato il rettore Cristina Messa – di questi risultati che testimoniano l’impegno di Milano Bicocca nel sostenere i diritti di donne e uomini, favorendo la loro crescita personale e professionale in egual misura. Sono ancora tante le azioni e gli interventi in programma per il futuro ma il nostro Ateneo può continuare questo cammino fino a essere un modello per altre Istituzioni”. Ci sono però altri motivi d’orgoglio. Proprio in questi giorni il rettore Cristina Messa è stata premiata dal GreenMetric World University Ranking, il ranking che valuta la sostenibilità ambientale degli atenei che contribuiscono a combattere il cambiamento climatico globale grazie alla riduzione delle loro impronte di carbonio. Per le sue politiche e l’attivazione di una rete integrata di progetti nell’ambito dell’energia, dei rifiuti, della mobilità, dell’acqua, del cibo e dell’education Milano Bicocca si è classificata tra le prime cento università green al mondo, al quarto posto in Italia e al primo in Lombardia. E c’è ancora un altro riconoscimento: nell’ambito medico “ipertensione e cardiovascolare” la nostra università è prima in Europa e quinta nel mondo e sempre in questa sezione tre docenti sono stati valutati tra i primi dieci al mondo. Ad affermarlo è Expertscape, agenzia di rating americana che individua i maggiori esperti internazionali nelle varie discipline mediche. Una realtà questa di Milano Bicocca di cui davvero essere fieri.