Amianto: un Convegno contro le teorie antiscientifiche

Venerdì 22 marzo, in Viale Gadio 2 (MM2 fermata Lanza – linee di superficie: 4) dalle 9.30 alle 14 si terrà un convegno con la presenza di alcuni dei maggiori studiosi e tecnici dell’amianto per fare il punto sulle conoscenze e per controbattere alcune teorie antiscientifiche a cui si attengono alcuni tribunali, fra cui quello di Milano. Il Convegno, dal titolo: “Amianto e (in)giustizia: la scienza è neutrale? Contro la strage silenziosa e impunità”, avrà luogo nella Sala Vitman – Acquario civico. Sono stati invitati per i saluti istituzionali il Sindaco Sala e il Governatore della Regione Lombardia, Fontana. Previsto anche l’intervento di Basilio Rizzo (Milano in Comune). Fra gli scienziati e gli esperti del settore ci saranno come relatori, tra gli altri, il prof. Morando Soffritti, medico, già direttore dell’ Ist. Ramazzini di Bologna – il dott. Edoardo Bai, medico del lavoro Isde – Vittorio Agnoletto. medico del lavoro – il dott. Nicola Mezzina, Sostituto Procuratore di Verbania – l’avv. Laura Mara e l’avv. Simone Vallese, avvocati delle parti civili – il prof. Luca Masera, docente di diritto penale Università di Brescia. Il convegno è organizzato dal Coordinamento Amianto Lombardia, che raggruppa il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro, l’Associazione Italiana Esposti Amianto (Aiea), il Comitato Ambiente e Salute del Teatro Alla Scala, il Gruppo Aiuto Mesotelioma, Medicina Democratica, i sindacati Cub e Sgb, in collaborazione con il gruppo consiliare Milano in Comune. In preparazione del Convegno una delegazione di Coordinamento Amianto Lombardia ha incontrato il Consigliere Regionale De Rosa sul tema della gestione dei Materiali Contenenti Amianto e della possibilità di sviluppare tecnologie per il trattamento e l’inertizzazione. De Rosa ha dato disponibilità per organizzare un convegno sul tema all’inizio di giugno, con la prospettiva di individuare, se esistono, tecnologie per il trattamento dei Mca (Materiali Contenenti Amianto) efficaci, che potrebbero creare i presupposti per impianti pilota in Lombardia. Qualora lo stato delle tecnologie non garantisca ancora prodotti che a fine trattamento rientrino nei limiti di legge, si solleciterà lo Stato ad investire nella ricerca e si valuterà la possibilità di avviare un centro studi, con investimento iniziale da parte di aziende specializzate e finanziamenti ulteriori Ue e di Fondazioni, sponsor, ecc. L’obiettivo del convegno è chiarire alcune verità scientifiche che cozzano contro l’orientamento del Tribunale di Milano nelle sentenze amianto che come denunciano le associazioni risultano decisamente in contrasto con alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione, quali ad esempio quella sui morti d’amianto alla Centrale Enel di Chivasso (To) e quella per il processo Fincantieri di Monfalcone. La prima, che ha condannato i dirigenti per la morte dei lavoratori e la seconda che ha confermato le condanne per i numerosi casi di lavoratori deceduti per patologie derivanti dall’amianto presso la Fincantieri di Monfalcone”. In tutte e due le sentenze della Cassazione si sostiene il principio che “il superamento, alla stregua della letteratura scientifica ormai consolidata, della teoria della cosiddetta dose killer non può che comportare, sul piano logico, l’adesione all’ipotesi scientifica, avente fondamento epidemiologico, secondo cui l’aumento della esposizione produce effetti nel periodo di induzione e di latenza” e cioè, in buona sostanza che, assorbita una prima dose di polveri killer di amianto, continuare ad assorbirne non può che aggravare la patologia. In contrasto con queste motivazioni che hanno determinato la condanna dei responsabili nei rispettivi processi, il Tribunale di Milano, come ha ribadito recentemente nelle motivazioni della sentenza Pirelli la giudice Gatto ritiene invece: “La durata dell’induzione o latenza minima è più difficilmente individuabile e l’unico elemento che incontra un significativo consenso è l’affermazione che per determinare l’inizio dell’induzione si deve far riferimento alla prima – e quindi più risalente – esposizione ad amianto”, E ancora: ”…una volta terminata l’induzione le esposizioni successive non hanno alcuna rilevanza nella storia del mesotelioma. Diversamente è ancora molto dibattuta la questione relativa all’effetto acceleratore che possono avere le cosiddette dosi cumulative”. In altre parole, per la giudice sono rilevanti solo le prime esposizioni, quindi se i lavoratori sono stati contaminati nei primi anni di lavoro possono tranquillamente continuare a lavorare con la fibra killer o i cancerogeni perché il continuo avvelenamento è irrilevante! Per le associazioni delle vittime ed eminenti scienziati mettere in discussione la tesi accertata da tutta la letteratura scientifica a livello internazionale che tutte le dosi sono rilevanti e contribuiscono ad accelerare l’insorgere della malattia è antiscientifico.

Morti per amianto al Teatro alla Scala di Milano I processi per i lavoratori morti d’amianto continuano stancamente e, tra cavilli legali e malattie varie degli addetti al settore si allungano. Il 26 febbraio si è assistito a un altro colpo di scena nel processo per i morti al Teatro alla Scala. All’udienza programmata del processo che vede imputati 5 dirigenti del Teatro alla Scala (oltre alla Fondazione Teatro alla Scala e al Centro Diagnostico Italiano) per la morte di 9 lavoratori (tra cui un direttore d’orchestra e una cantante), si è presentata una giudice sostituta che ha aperto l’udienza dichiarando che la giudice Mariolina Panasiti (titolare del procedimento) era ammalata rinviando l’udienza. Il 26 febbraio era prevista la deposizione di due testi del PM Maurizio Ascione: il Prof. Luciano Mutti arrivato, nella mattinata in aereo dagli Stati Uniti, che ha fatto un viaggio inutile perché, alla richiesta del PM e del giudice ‘sostituto temporaneo’ di ascoltarlo comunque, la difesa degli imputati ha rifiutato il consenso. Rinvio anche per un altro testimone – un lavoratore del Teatro della Scala malato di mesotelioma (e il mesotelioma non è una malattia che ti conceda tanto tempo) – che avrebbe dovuto testimoniare quel pomeriggio: tutto rimandato di un mese, la prossima udienza si terrà il 27 marzo. La legge sarà uguale per tutti ma la giustizia non lo è per niente. Chi ha soldi e tempo può permettersi di aspettare; chi non li ha e piange i suoi morti vede questa “giustizia” inumana e di parte allontanarsi sempre di più. Aspettando una giustizia che non arriva mai, altri lavoratori si sono ammalati e due sono morti. Intanto avanza per gli imputati anche la prescrizione. Come hanno affermato alcuni familiari dei lavoratori deceduti in presidio davanti al Palazzo di giustizia con cartelli e striscioni, “ormai l’abbiamo capito bene, i processi per le morti di decine e decine di operai e lavoratori per amianto non si devono fare e il Tribunale di Milano è in prima fila nell’applicare questa direttiva assolvendo ogni volta i responsabili, tra l’altro sulla base di argomentazioni antiscientifiche rifiutate anche dalla Suprema Corte in una recente sentenza. Non ci illudiamo ma non siamo disposti ad arrenderci. Continueremo ovunque, nei luoghi di lavoro, nei tribunali, nelle strade, a pretendere giustizia, non solo per chi non c’è più ma perché altri non debbano percorrere questo calvario”.