Da Bruzzano alla Bovisasca roghi nei depositi di rifiuti- Per l’Antimafia ci sono sotto interessi criminali

Il primo episodio fu a Bruzzano. Il 24 luglio 2017 il magazzino dell’azienda Econova, attiva nello stoccaggio di rifiuti ingombranti, andò in fumo creando una certa apprensione nella popolazione, visto che il deposito era a pochi passi dalle abitazioni e dalle scuole. Poi, nei mesi successivi, ci furono altri episodi simili in aree non distanti come Arese e Cinisello Balsamo fino ad arrivare all’incendio di via Chiasserini, zona Bovisasca, dove il 14 ottobre 2018 bruciarono ben 13mila metri cubi di rifiuti, costringendo 172 equipaggi dei Vigili del Fuoco a lavorare per 117 ore per spegnere il rogo. Se l’episodio di Bruzzano ha innestato un dubbio e stimolato qualche domanda (incendio doloso per opera di una mano criminale? E per quale motivo?), quello di via Chiasserini non ha fatto altro che confermare la gravità della situazione: nella nostra zona, e in aree molto vicine alle nostre case, qualcuno ha dato fuoco, volontariamente, ai depositi di stoccaggio dei rifiuti. Ovviamente questo non lo diciamo noi, ma lo sostengono le inchieste. Proprio dall’incendio di via Chiasserini, infatti, è partita un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha portato al fermo, pochi giorni fa, di 15 persone (8 agli arresti, 4 ai domiciliari e 3 con obbligo di dimora nel comune di residenza), tra cui i vertici di Ipb Italia, la società che aveva preso in affitto il deposito, e i titolari delle aziende che si occupavano del trasporto e dell’intermediazione dei rifiuti. Tra i capi di imputazione, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (il gruppo è accusato di aver smaltito illegalmente 37mila tonnellate di rifiuti, molte delle quali provenienti dalla Campania), attività di gestione di rifiuti non autorizzata e intestazione fittizia di beni e calunnia, anche se non è contestata l’aggravante mafiosa nonostante emergano contatti tra alcuni degli arrestati e figure riconducibili alla criminalità calabrese. “Faremo il botto”, raccontava uno degli autisti intercettato durante l’indagine. Per fortuna “il botto”, adesso, l’ha fatto la giustizia anche se, è bene ricordarlo, i responsabili del rogo non sono ancora stati individuati. Ma almeno abbiamo la certezza – come ci disse Nando Dalla Chiesa, sociologo ed esperto di criminalità, in seguito all’incendio di Bruzzano nell’estate 2017- che episodi di questo tipo non sono mai casuali e, spesso, nascondono interessi criminali.