La battaglia infinita di Amedeo

Care lettrici, cari lettori, Buona Pasqua! Zona Franca non dimentica i suoi personaggi, le loro lotte! I nostri cari lettori ricordano la storia di Amedeo Corelli. Più di una volta ho parlato del problema della “casa”. Nell’inverno 2016 ero stata in via Val Cismon per ritornare domenica 24 settembre 2017, perché attraverso una “merenda con il tiramisù” fatta nei giardinetti dovevo conoscere la battaglia di Amedeo Corelli con la moglie Patrizia e la figlia Marika Amedeo, classe 1962, disabile al cento per cento. La cara moglie Patri-zia racconta… “Nel 2007 scopre di essere affetto dalla rarissima Corea di Huntington, una malattia genetica degenerativa che porta ad un lento ma inesorabile declino psicofisico, una Sla al rallentatore. Non chiediamo miracoli, solo un montascale, viviamo prigionieri in questa casa senza ascensore, io e mia figlia dobbiamo darci il cambio ad uscire, questa non è vita! Da Mm è arrivata solo una proposta che però suona come una beffa: il trasloco al piano terra in una casa molto più piccola (40 mq)”. Sembra una barzelletta! Continua Patrizia: “Vede, in questo momento io parlo a nome di tutti gli anziani che hanno difficoltà a camminare e in questi palazzi ce ne sono tanti sempre chiusi in casa. Per scendere e salire abbiamo uno strumento (un ‘cingolato’) che funziona a batteria avuto in dotazione dall’Ats”. Mi avvicino ad Amedeo che ride, intorno pochi amici, quelli veri che sono sempre vicino alla famiglia, parlano di calcio, perché lui tiene al Napoli e gli piacerebbe stare con loro a vedere la partita… Sorride ed esulta alzando le braccia quando gli dico che sono una milanese e da sempre tengo al Napoli. Su un tavolo c’è il tiramisù che ha preparato la moglie. “È speciale con savoiardi, ananas, panna e mascarpone”. Salgo poi con gli amici nella casa di questa bella famiglia, c’è Marika che aggancia la carrozzina al “cingolato” e con notevole sforzo e parecchie difficoltà lo fa salire, la scala è terribilmente stretta. Rieccomi a marzo 2019: Da tre mesi Amedeo, Pa-trizia e Marika vivono in una nuova casa, a Quarto Oggiaro (Zona 8). Telefono per far loro visita e per sentire il seguito della loro storia. Non conosco la zona, non nego di avere un po’ di difficoltà, in viale Zoagli, da un lato tanti palazzi, non ci sono negozi e, alla destra, un parco cintato che tanti chiamano vivaio, che trae le sue origini dall’area in cui sorgeva il “Casino di caccia” di Lodovico il Moro, già conosciuto come Parco Lessona, adiacente alla villa Scheibler. Pensavo di trovare Pa-trizia felice invece è un poco delusa e racconta: “Avevo chiesto gentilmente priorità nelle zone Niguarda, Affori, Bruzzano, Isola fino al Besta (perché da anni Amedeo è lì seguito per la sua patologia). Sono tre mesi che siamo qua. Lui era ricoverato da nove mesi all’ospedale in seguito ad una brutta polmonite con conseguenze, non poteva più stare all’ospedale e a casa non poteva più ritornare in quelle condizioni, o andava in una Rsa o subito una casa nuova. Qualcuno ha fatto una telefonata ed il giorno dopo mi hanno chiamato per vedere l’appartamento a Quarto Og-giaro. Non avevo scelta, ho dovuto accettare ma ci hanno isolati da tutto! Erano 30 anni che abitavamo a Niguarda, Marika è quella che ha sofferto di più. Gli amici vengono spesso a trovarlo, ci manca molto Niguarda!” Vado con Patrizia in camera a trovare Amedeo che, come sempre, sorride perché lui regala sorrisi a tutti. Il televisore è acceso e porta allegria e compagnia a quelli che sono costretti a vivere con la loro disabilità. La figlia Ma-rika, da un mese, lavora come operatore sociale per un bambino autistico. Ma, pure lei, è all’inizio della malattia del padre. Si parla di ricerca per queste malattie… Mentre scrivo penso a quanti appartamenti chiusi abbiamo in zona… Li lascio promettendo che tornerò a far loro visita. Auguro veramente a questa famiglia, nel tempo, di trovare tanti amici, solidarietà, condivisione, come hanno vissuto a Niguarda.