Alla Casa di Alex i cambiamenti climatici: O risolviamo il problema o per l’umanità è finita

Le elezioni europee si avvicinano e i partiti si preparano ad affrontare questa scadenza occupandosi dei temi che saranno decisivi per l’esito delle consultazioni. L’ambiente, per esempio. Greta Thunberg, la ragazzina svedese che sta convincendo le giovani generazioni del mondo a prendere sul serio i cambiamenti climatici e a controllarli prima che sia troppo tardi, ha costretto tutti a guardare al clima come una priorità: abbiamo un solo mondo e se lasciamo che si distrugga non ce ne sarà un altro su cui rifugiarci e anche noi ci estingueremmo insieme a lui. In tutti i telegiornali d’Europa, ogni giorno, le iniziative a favore dell’ambiente sono la seconda o la terza notizia in ordine d’importanza, mentre da noi, dopo la manifestazione del 15 marzo, ce ne siamo proprio dimenticati, occupati a seguire le avventure gastronomiche di Salvini o le gaffe di Toninelli. È quindi con l’obiettivo di affrontare questo tema con cognizione di causa che il Partito Democratico di Prato Centenaro, domenica 14 aprile, alla Casa di Alex ha organizzato un evento dal titolo “Save the planet – Prendersi cura dell’ambiente, prendersi cura del futuro”, a cui è intervenuto il professor Valter Maggi, ordinario di Geografia Fisica e Geomorfologia alla Bicocca, ricercatore famoso per i suoi lavori sui ghiacci dei poli e sulle ricerche dei cambiamenti climatici del lontano passato. Insieme a lui: Chiara Braga, capogruppo Pd alla Commissione Ambiente della Camera, e Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori Pd e parlamentare di riferimento della nostra zona. La scena è stata occupata principalmente dal professore, che ha chiarito a cosa stiamo andando incontro, come razza umana, se non interveniamo tempestivamente. I suoi grafici hanno evidenziato quanto sia aumentata la concentrazione di CO2 da quando l’umanità è entrata nell’era industriale e quanto ciò abbia influito sulle temperature. Si calcola infatti, che dal 1850 ad oggi la temperatura media mondiale sia aumentata di quasi un grado e mezzo e quella italiana ancora di più, oltre i due gradi. Sembra poco, ma se si dovessero sciogliere i ghiacci ai poli verrebbe a mancare anche l’effetto del riflesso dei raggi del sole con il risultato che la temperatura aumenterebbe ancora di più, innescando un circolo vizioso che finirebbe in un disastro ecologico di proporzioni inimmaginabili. Già nell’estate del 2016 al Polo Nord si sono registrate temperature superiori anche di 20 gradi alla media stagionale. Mentre il mondo scientifico ormai è unanime sul considerare il riscaldamento globale una responsabilità umana, il mondo politico lo è molto meno. Trump, per esempio, continua a deridere questa realtà e una forte resistenza proviene anche da quei paesi che solo ora si affacciano allo sviluppo industriale e che non vogliono sentirsi fare la morale dalle potenze industriali che hanno raggiunto il loro benessere con l’uso indiscriminato di carbone e petrolio, senza preoccuparsi dell’ambiente. Tocca alla politica, dunque, trovare una via d’uscita a questa minaccia incombente, e non è facile. Sia perché in alcuni paesi chiave, come il Brasile, sono salite al potere forze che hanno deciso di ignorare e, anzi, di contrastare la lotta ai cambiamenti climatici, sia perché la battaglia per l’ambiente non può essere combattuta da un singolo paese, ma è necessaria la volontà di tutti, anche di quelli la cui economia è ancora fortemente legata ai combustibili fossili. Da qui il ruolo fondamentale dell’Europa e di quanto sia importante che non solo continui, ma anzi che sia rafforzata la determinazione di guidare il mondo verso uno sviluppo più sostenibile. E come questo tema sia correlato ad altri in apparenza indipendenti, come quello dei flussi migratori. Se in Africa o in Asia imperversa la siccità, quelle popolazioni non avranno altra scelta che migrare. Lo aveva capito Obama, lo stanno capendo alcune grandi aziende, dei veri colossi, che hanno deciso di trasformare il fenomeno dei cambiamenti climatici in un business, dimostrando così come sia possibile che sviluppo e ambiente non siano in contraddizione tra loro ma possano coesistere. Chiara Braga ricordava come solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile per il Parlamento italiano approvare un qualsiasi documento che anche solo raccomandasse una maggiore attenzione alle questioni ambientali e come invece l’Italia sia stata protagonista in Europa durante i governi a guida Pd, per poi ritornare su posizioni negazioniste o addirittura ostruzionistiche insieme a paesi come l’Ungheria o la Polonia con il governo gialloverde di oggi e cio malgrado il fatto che il M5s abbia sempre fatto dell’ambiente un suo punto di forza elettorale di cui oggi si è del tutto disinteressato. Mirabelli invece ha messo in luce quanto questa questione, la lotta contro i cambiamenti climatici, non sia uno dei tanti temi della campagna elettorale, ma ne sia il centro, il fulcro. E come ciò torni ad essere una delle grandi differenze tra le politiche di destra e quelle di sinistra. La destra è tornata ad essere quella di una volta: freghiamocene dell’ambiente, dei migranti, delle donne e dei deboli, dei figli e del futuro e cerchiamo di arraffare il più possibile oggi sperando in un miracolo. E invece come tocchi alla sinistra immaginare un futuro e fare il possibile per preservarlo. E come sia necessario avere la credibilità per sostenere queste posizioni. E ha ricordato come si possano mettere in campo politiche che migliorino la qualità della vita senza danneggiare l’economia, anzi, incentivandola, come il bonus per le ristrutturazioni o per l’istallazione di pannelli solari o le politiche milanesi di controllo delle emissioni. Il problema è inquietante. O lo affrontiamo e lo risolviamo o avremo messo fine alla breve avventura della specie umana su questa Terra.