Il cinema può diventare anche una vera e propria terapia?

Che andare al cinema, a teatro o a un museo siano modi piacevoli di impiegare il tempo libero e siano fonti di benessere mentale lo si sa. Ma c’è di più. Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry, un “impegno culturale” costante, grazie alle sollecitazioni, all’interazione sociale e alla creatività che stimola, potrebbe addirittura contribuire a diminuire il rischio di depressioni o di disturbi mentali nelle persone anziane. Ma l’arte, il cinema in particolare, può influenzare positivamente lo stato emotivo anche di persone affette da patologie con deterioramento cognitivo o da Alzheimer, una malattia molto grave che in Italia conta già 700.000 persone? Questa domanda ha dato vita a “Ciack-Curare Insieme Attraverso (il) Cinema Kreativo”, il primo progetto di cura con strumenti a contenuto filmico, nato dalla collaborazione tra il Centro di Neuropsicologia Cognitiva di Niguarda, l’Università di Pavia, la Fondazione Don Gnocchi di Milano, MediCinema Italia onlus e la Fondazione Cineteca italiana. L’idea è affiancarsi alla medicina tradizionale usando la cineterapia per offrire ai pazienti e ai familiari che li assistono, spesso psicologicamente provati, un supporto, un sollievo dalla malattia. Un modo innovativo di utilizzare il cinema, una sperimentazione rivoluzionaria senza precedenti. Il progetto è partito nell’ottobre 2018. Cinquanta volontari, campione di controllo, selezionati da Fondazione Cineteca Italiana, in tre appuntamenti presso il Mic, il Museo Interattivo del Cinema, hanno in ogni incontro, assistito per la durata di 75 minuti alla proiezione di filmati d’archivio, appositamente selezionati, a contenuto emotivo positivo oppure “neutri”. Prima e dopo ciascuna proiezione i partecipanti sono stati invitati a eseguire test utili a fornire un profilo delle loro emozioni per capire se i diversi stimoli provocati dai filmati avessero poi influenzato tale profilo. L’analisi dei risultati è stata sorprendente come ha affermato la prof.ssa Gabriella Bottini, responsabile del Centro di Neuropsicologia cognitiva di Niguarda e docente presso l’Università degli Studi di Pavia. I filmati a contenuto emotivo positivo hanno generato emozioni positive imprevedibili e così incoraggianti da spingere gli autori del progetto a proseguire nella seconda parte della ricerca che questa volta vedrà come protagonisti non semplici spettatori ma gli stessi pazienti.