Università e Regione unite contro la violenza sulle donne
Da anni l’Università Bicocca si occupa del fenomeno della violenza contro le donne e i minori, organizzando corsi e conferenze a livello nazionale e internazionale in collegamento con l’attività di monitoraggio del Consiglio d’Europa. Quest’anno l’Università fa un passo in più e ha avviato un percorso di formazione per gli studenti con l’obiettivo di creare maggiore competenza e consapevolezza sul tema della violenza di genere, argomento quanto mai attuale purtroppo. Con il sostegno finanziario dell’assessorato alle Politiche per la Famiglia di Regione Lombardia sono stati attivati due corsi che gli studenti potranno inserire nel proprio piano di studi. Il primo, “Donne e violenza: prevenzione e repressione” coordinato da Claudia Pecorella, docente di diritto penale, è rivolto agli studenti di Giurisprudenza e Scienze Giuridiche. I temi affrontati riguardano i profili socio-psicologici del fenomeno, l’analisi degli interventi a sostegno delle vittime e il rilievo penale delle diverse espressioni della violenza. Un’opportunità per i futuri magistrati di affrontare la battaglia contro la violenza sulle donne con maggiore sensibilità e competenza. Il secondo insegnamento, promosso da Sociologia e Ricerca Sociale in collaborazione con Psicologia, Scienza della Formazione, Medicina e Chirurgia, è rivolto ai futuri professionisti pubblici e privati, assistenti sociali, psicologi, educatori, medici, ostetriche che per il fatto di trovarsi sempre più spesso a dover affrontare tutti insieme casi di violenza intra-familiare necessitano di una preparazione specialistica ma anche interdisciplinare. Due importanti percorsi formativi che ci auguriamo possano proseguire nel tempo perché contribuiscano allo sviluppo di un modello culturale che tuteli la figura femminile riconoscendone, come afferma la Costituzione gli stessi diritti e dignità degli uomini. La storia troppo spesso ci racconta di violenze contro le donne accusate dal contesto familiare o sociale di essere “troppo” indipendenti, ribelli e disubbidienti. A conferma di questa realtà la mostra “Donne cancellate” che la stessa Università fino al 20 maggio espone presso l’Edificio U6. Si tratta di una raccolta di 140 fotografie e documenti dal 1916 al al 1921 frutto di un grande lavoro di ricerca del fotografo Gin Angri che attraverso materiali d’archivio del manicomio di Como ricostruisce volti e storie di donne “colpevoli” di uscire dallo schema di ubbidienza e sottomissione imposto dal contesto sociale, e perciò considerate matte da rinchiudere in manicomio. Una mostra di forte impatto che fa riflettere sulla condizione femminile e sui diritti ancora oggi negati alle donne in tutto il mondo.