“Niguarda Antifascista” studiato in Europa dal Progetto CAPuS che si occupa del restauro e della conservazione dei murales

Èpossibile associare un concetto proprio dell’arte antica e soprattutto moderna a un contesto del tutto contemporaneo? Insomma, è possibile conservare la Street Art? È quanto si chiede da tempo tutta quella grande comunità di restauratori, storici dell’arte, curatori, cultori della materia e anche artisti che tutti i giorni devono fare i conti con un’arte tanto interessante quanto effimera. Da qualche tempo gli addetti ai lavori possono dormire sonni tranquilli: a dare una risposta alle loro (e nostre) domande ci sta infatti pensando l’associazione no profit Cermar 7, Centro per lo Studio dei Materiali per il Restauro che, attualmente presieduto dalla Conservatio Scientist Ilaria Saccani, dal 2000 si occupa di ricerca e didattica sul tema del restauro e della conservazione, organizzando corsi e seminari, e di divulgazione con congressi internazionali e pubblicazioni. Partendo da una riflessione molto semplice, ossia che la Street Art oggi è tanta, spesso commissionata, ma non versa in buone condizioni proprio perché sottoposta all’attività della strada, è nato il progetto CAPuS- Conservation in Art in Public Spaces, di cui Cesmar7 è membro. Il progetto nasce nell’ambito della call Erasmus+- Alleanze per la conoscenza e vede come protagonista un partenariato internazionale composto da Università, enti di ricerca ed aziende: con l’obiettivo è quello di definire un protocollo conservativo innovativo per l’arte urbana. Come? Nel migliore dei modi: prima attraverso un dialogo strutturato tra gli artisti e successivamente tramite la mappatura del degrado, l’identificazione di prodotti idonei o di altre metodologie conservative (come la creazione di archivi digitali) al fine di arrivare a stabilire un protocollo operativo applicabile a livello internazionale; oltre a ciò è prevista l’attivazione di un modulo didattico da inserire tra le attività curriculari delle università afferenti al consorzio. Un progetto di grande interesse per tutta la comunità artistica, insomma, oltre che uno strumento importantissimo per i ricercatori del domani di tutta Europa: non è un caso che, tra le opere identificate per essere analizzate in questo contesto, ce ne siano anche alcune che campeggiano sui muri della nostra Niguarda. Già, perché il bellissimo murale “Niguarda Antifascista”, commissionato dall’Anpi Martiri Niguardesi e realizzato in via Graziano Imperatore dal collettivo dei Volkswriterz, rientra, assieme a quelli dedicati a Nelson Mandela e a Khaled al-Asaad alla Fabbrica del Vapore, tra le opere milanesi oggetto di studio. “L’opera niguardese – spiega Alessandra Tibiletti, restauratrice e membro del comitato scientifico di Cesmar77 per CAPuS – è molto interessante sia per la committenza sia per la risposta del quartiere ai tanti imbrattamenti occorsi nel tempo: tali sovrapposizioni per noi restauratori dimostrano la vita dell’opera e ci “parlano” dei diversi materiali che sono stati scelti nelle varie fasi di copertura, oltre che dell’attività svolta da “vento e sole”. E nonostante i gialli e gli arancioni dello sfondo siano molto alterati, la committenza e i Volkswriterz hanno deciso di ridipingere il fondo e le scritte con colori a spray, per dare un colore unitario a tutti i vari “ritocchi” alterati di tono che coprivano interventi vandalici, oltre a rinfrescare campiture sbiadite”.