Vasca antiesondazioni Parco Nord: la Cassazione accoglie il ricorso dei residenti del condominio di Bresso
Nuovo colpo di scena nella contestata vicenda della costruzione della vasca di laminazione contro le piene del Seveso all’interno del Parco Nord. Quando tutto sembrava ormai deciso, negli ultimi giorni di agosto ecco la notizia bomba che spariglia le carte. La Corte di Cassazione ha stabilito che la causa avviata dai residenti di due condomìni di Bresso per opporsi alla vasca anti esondazioni del Seveso al Parco Nord può andare avanti. Per Comune e Regione un fulmine a ciel sereno visto che per la realizzazione del contestato invaso Metropolitana Milanese ha lanciato lo scorso 5 agosto una gara d’appalto europea da 18,3 milioni di euro, a riprova che si considerava la vicenda ricorsi ormai giunta al capolinea. Ed invece i giudici hanno sentenziato che i cittadini sono pienamente legittimati a contestare il progetto, al contrario di quanto stabilito nel 2017 dal Tribunale superiore delle acque pubbliche di Roma. Risultato: ora la palla tornerà proprio all’organismo giurisdizionale che ha competenza sulle controversie che riguardano la demanialità delle acque, i limiti dei bacini idrici e gli alvei e le sponde dei fiumi, nonché sulle diatribe relative all’occupazione di fondi e terreni. Al netto dell’essere favorevoli o contrari alla vasca una considerazione va fatta: tra corsi e ricorsi in Italia passano anni prima che si giunga a concludere un iter progettuale/ amministrativo di quasiasi opera, piccola o grande che sia. E fa specie vedere che un tribunale dia torto ai cittadini mentre un organo superiore dia torto al tribunale e obblighi a riesaminare il ricorso dei cittadini. Di due una, qualcuno interpreta male la legge o è scritta così male che dice tutto e il contrario di tutto. Un breve sunto della vicenda: tutto inizia nel 2016, quando gli abitanti di via Papa Giovanni XXIII a Bresso impugnano il decreto con il quale la Direzione Ambiente di Regione Lombardia dà parere positivo sulla compatibilità ambientale “del progetto di sistemazione idraulica e laminazione delle piene del torrente Seveso nel Comune di Milano”. In particolare, i cittadini hanno contestato la collocazione di uno dei quattro invasi all’interno del Parco Nord (gli altri verranno realizzati a Senago, Lentate e Paderno-Varedo), a poco più di 50 metri di distanza dalle loro abitazioni. Due anni fa, il ricorso dei residenti di Bresso non è stato esaminato nel merito dal Tribunale delle acque, che lo ha dichiarato inammissibile, sostenendo che i cittadini non avessero né evidenziato “la loro posizione differenziata rispetto alla collettività di cui facevano parte” né “il pregiudizio specifico che avrebbero subìto dalla realizzazione dell’opera pubblica, non essendo a tal fine sufficiente l’affermazione della vicinanza alla stessa delle loro abitazioni”. La sentenza è stata impugnata e si è finiti davanti alla Cassazione che ha ribaltato la sentenza precedente. Secondo i giudici supremi “risultano sussistere entrambe le condizioni atte a fondare la legittimazione dei ricorrenti all’impugnativa del provvedimento”. Nel concreto: “sia la vicinanza, riconducibile alla incontestata prossimità delle loro proprietà all’area del programmato intervento pubblico, sia l’allegazione delle conseguenze dannose scaturenti dall’attuazione dell’impugnato provvedimento”.