Stefano Indovino capogruppo Pd al Municipio 9: “Occorrono convergenze ampie su progetti che possano interessare i cittadini”

Sul numero scorso abbiamo dato la parola a Giuseppe Lardieri, presidente del Municipio 9, che ci ha spiegato come sta andando l’attività politica del Municipio e i rapporti con il Comune e le Associazioni. Qui sentiamo cosa ne pensa in proposito il capogruppo del Partito Democratico Stefano Indovino.

La realtà presentata ai nostri lettori dal presidente Lardieri è molto diversa da quella che leggiamo sui comunicati stampa e sui social network dei consiglieri di opposizione.

Trovo sia sconfortante per tutti che chi ha l’onore di guidare il nostro Municipio si presenti come politico diverso e poi inanelli una serie di affermazioni lontane dalla realtà o getti fumo negli occhi con elenchi di progetti che rappresentano esclusivamente il lavoro normale che un’istituzione come la nostra dovrebbe mettere in campo. Noi ribadiamo quello che diciamo dall’inizio di questa consigliatura. Non ci si può trincerare dietro il nuovo regolamento del decentramento per giustificare una totale mancanza di coraggio e innovazione dal punto di vista dell’azione amministrativa, una palese incapacità di fare rete con le realtà più rappresentative del nostro territorio abbandonate a sé stesse in questi anni. Si cita come grande risultato il ricevimento dei cittadini in via Guerzoni, come se non fosse una cosa normale ma una gentilezza che il Presidente fa, quasi che fossimo a Versailles e qualcuno si sentisse Luigi XIV. È avvilente perché abbiamo sempre provato in questi anni a fare proposte concrete. Lardieri accusa l’opposizione di non collaborare, la realtà purtroppo è che spesso per partito preso è stata la maggioranza a bocciare proposte di buonsenso. Un peccato, perché quando siamo riusciti a unire le forze, penso al tavolo delle politiche sociali, i risultati si sono visti. Al fondo comunque ci sono due idee dell’amministrare diverse: da una parte Lardieri che pensa di bastare a sé stesso e resta chiuso nel palazzo in Via Guerzoni uscendo solo per cercare un po’ di protagonismo, dall’altra noi, convinti che il modello vincente sia quello della collaborazione, dell’inclusione, del confronto con il territorio.

Su un punto concorderà: la riforma del decentramento, che ha portato alla nascita dei Municipi, ha prodotto un’Istituzione che non è ne carne ne pesce. La Giunta di Municipio potrebbe fare ma ha pochi poteri mentre le Commissioni e il Consiglio sono organi svuotati.

Io su quest’affermazione concordo in parte. È vero che siamo in un guado in attesa che si compia definitivamente il passaggio di alcune deleghe ai Municipi e che il tema del personale è centrale per il funzionamento di questa istituzione, ma questa non può essere una scusa per non far funzionare le cose. Noi abbiamo da mesi bloccate due commissioni: politiche sociali ed educazione. A causa di questa sospensione – provocata unicamente da piccoli giochi di potere interni alla maggioranza, visto che noi avevamo dato la nostra disponibilità a trovare un accordo su figure di garanzia per tutti – non abbiamo deliberato le priorità sugli interventi di edilizia scolastica per il nostro territorio. Oppure, per fare un altro esempio, l’ignavia di chi guida il Municipio 9 si manifesta nel totale disinteresse nei confronti del tema delle case popolari, che non è stato mai affrontato, nonostante avessimo proposto di fare un elenco d’interventi prioritari da fornire a MM e Aler dopo aver effettuato sopralluoghi ed esserci confrontati con gli abitanti. Come vedete dietro agli elenchi del Presidente c’è un vuoto preoccupante che pagano i cittadini.

Puntate il dito contro la Giunta del Municipio 9 e soprattutto sulla impasse del Consiglio e delle Commissioni, alcune senza presidente. Il presidente Lardieri ha però snocciolato un elenco di iniziative e progetti realizzati, nonostante i pochi poteri e le esigue risorse.

Quell’elenco presentato come straordinario rappresenta – lo ribadisco – il minimo del lavoro che una istituzione come il Municipio dovrebbe fare, nell’ambito dei poteri che ha e delle risorse a disposizione. Alcune di quelle iniziative sono positive, come il progetto per eliminare le barriere architettoniche, altre proprio perché frutto solo della volontà “di palazzo” e non costruite dentro le realtà dei quartieri sono state dei flop, come le Municipiadi, nonostante che avrebbero potuto rappresentare esperienze positive, altre ancora sono frutto del lavoro fatto dalle amministrazioni precedenti, come lo sportello Alzheimer. Torniamo a quello che dicevo prima. Negli altri Municipi c’è maggiore volontà di collaborazione con le tante realtà che animano il territorio, qui ritroviamo spesso scelte calate dall’alto perché c’è un modello di amministrazione che pensa di bastare a sé stesso, alla faccia di quella sussidiarietà tanto declamata ma praticata poco e niente.

Sulla spaccatura di Forza Italia, degli attriti tra consiglieri e fra Consiglio e Giunta, il presidente Lardieri ha rammentato che anche nella precedente consigliatura si faceva largo uso delle doppie convocazioni e che era stato destituito il vice presidente del Consiglio (Franco Tucci) per forti contrasti politici con l’allora maggioranza. Cosa risponde?

Quando succedevano le cose che racconta Lardieri io avevo diciotto anni, il presidente fa riferimento a cose accadute dieci anni fa. A me non piacciono i politici che dicono una cosa quando sono in maggioranza e una quando sono all’opposizione, né quelli con lo sguardo rivolto al passato, che si rinfacciano le cose come una coppia in crisi. Noi dobbiamo occuparci del futuro, lavorando nel presente. C’è stata una crisi in maggioranza e per giustificarla si rivolge lo sguardo al passato. Un atteggiamento più consono sarebbe quello di ammettere il problema, scendere dal piedistallo e trovare convergenze ampie su progetti che possano interessare i cittadini molto più dei litigi fra politicanti. Questo dovrebbe fare chi guida una maggioranza, non aprire l’album dei ricordi di quando a inizio anni 2000 faceva il Consigliere d’opposizione.

Come si esce da questa situazione? Cosa si sente di dire ai tanti cittadini che non se ne capacitano?

La nostra risposta sono le proposte costruttive e il lavoro sul territorio. Non ci stancheremo mai di continuare, almeno noi, a fare il lavoro per cui siamo stati eletti. Di recente abbiamo presentato diverse proposte sulle aree verdi, molte delle quali sono state bocciate dal centrodestra, come quella che riguardava la sistemazione di Piazza Belloveso così da sostenere l’intervento di urbanistica tattica. Abbiamo lavorato al fianco dell’amministrazione comunale per la realizzazione del nuovo sistema di allerta per il Seveso. Raccogliamo le istanze dei comitati e delle associazioni lasciati soli. Organizziamo incontri sul territorio su vicende che riguardano situazioni specifiche, come nel caso di via Vidali. Se gli elettori non ci hanno scelto nel 2016 sappiamo di dover fare di più e meglio ed è quello che stiamo provando a fare in questi anni. L’autoincensamento – diversamente da altri – non c’interessa. Stiamo nelle istituzioni con spirito di servizio per risolvere i problemi con perseveranza e senso della realtà.