“Per rilanciare l’Italia occorre una politica sociale governativa, ma anche l’impegno convinto dei cittadini”

Il nuovo anno è cominciato e credo sia giusto e doveroso che la politica scelga le priorità guardando ai problemi più urgenti del Paese, ai bisogni delle persone in difficoltà, ma anche alla necessità di contribuire a migliorare il futuro per le nuove generazioni. Nella manovra di bilancio di quest’anno sono ben indicate le priorità: lavoro e giustizia sociale. Significa creare occupazione facendo partire le opere pubbliche già finanziate, aiutando le imprese che investono sull’innovazione e che assumono. Ma significa anche ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi. Significa nuove assunzioni nella pubblica amministrazione ed in particolare nella Sanità ma anche meno costi per i cittadini a partire dall’abolizione del superticket. Ma, in un Paese in cui si evadono ogni anno 110 miliardi di euro, giustizia sociale significa anche combattere l’evasione, far pagare tutti, non giustificare sempre e comunque chi non paga. Se tutti pagassero le tasse ne pagheremmo meno tutti, ci sarebbero più soldi per aiutare chi ha bisogno e migliorare i servizi. È indispensabile la tracciabilità dei pagamenti, rendere conveniente a chi paga ricevere scontrino e fattura per sconfiggere la cultura della destra che ha moltiplicato i condoni e che considera accettabile, se non giustificato, non pagare le tasse. Questa è la strada che si è intrapresa e può aiutare tutti. Questo è il modo per evitare di aumentare le tasse a chi le paga e, anzi, per ridurle. Pensare al futuro oggi non è più un obiettivo astratto ma una necessità concreta per tutti. L’idea che si possa pensare solo all’oggi, consumando risorse e pregiudicando l’ambiente, è una idea pericolosa. Primo perché è ormai evidente che se non si assume il tema della sostenibilità come centrale si rischia di compromettere sia la qualità sia la stessa possibilità di esistenza futura del pianeta ed i mutamenti ambientali sono lì a dimostrarlo. Secondo perché non è più vero che si viva meglio consumando tanto, anzi, le scelte di qualità, ambientale, alimentare, nella mobilità e nei ritmi e tempi, migliorano la vita. Assumere la sostenibilità, non solo sociale, ma anche ambientale come la priorità per una nuova idea di sviluppo è fondamentale ed è un impegno molto concreto, fatto di scelte politiche ma anche di comportamenti collettivi ed individuali che cambiano in meglio le cose. Ma investire per contrastare il dissesto idrogeologico, per ridurre le emissioni, per l’utilizzo dell’energie rinnovabili e per ridurre gli sprechi e l’economia circolare, anche se si sta facendo, non basta senza scelte individuali coerenti che la politica può incentivare ma non imporre. Rendere la propria abitazione meno inquinante, ridurre gli sprechi di acqua o di calore, fare la raccolta differenziata, scegliere di muoversi utilizzando i mezzi pubblici o i mezzi meno inquinanti, sono alcune delle cose che ognuno di noi può e deve fare e compito della politica è aiutare questi comportamenti, anche disincentivando i consumi più dannosi per l’ambiente e per la salute come, ad esempio, l’uso delle plastiche non riciclabili. Pensare al futuro significa avere delle idee per migliorarlo e partire da tante piccole/grandi cose; significa realizzare così una transizione verso un’economia che, promuovendo l’uso di nuove tecnologie meno inquinanti, favorendo il riuso, intervenendo contro il dissesto e il degrado ambientale, può davvero creare centinaia di migliaia di posti di lavoro oltre a migliorare la vita di tutti consegnando un Paese migliore alle future generazioni.