Suzzani: un’aiuola di 900 mq al posto di una colata di asfalto

Iprimi giorni di dicembre Milano ha celebrato la giornata mondiale del suolo indetta dalle Nazioni Unite, “depavimentando” uno spazio stradale in viale Suzzani per riportare alla luce il suolo sottostante. Si tratta dell’ampio, doppio spartitraffico, in prossimità di viale Berbera, da sempre lastricato d’asfalto, che a breve diventerà un’aiuola di prato all’ingresso del Parco Nord. Si tratta di una superficie impermeabile di 900 metri quadrati che tornerà ad ospitare vegetazione. L’assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran, a margine della presentazione dell’iniziativa, ha dichiarato: “Milano ha sempre più bisogno di verde, non solo nei parchi, ma nelle strade e nelle piazze, sui tetti e sulle pareti. L’azione di oggi non è solo un modo per celebrare la giornata mondiale del Suolo promuovendo un’idea di sviluppo della città che vuole meno cemento e più verde (il Piano di Governo del Territorio prevede una riduzione del 4% del consumo di suolo rispetto al Piano Precedente, ndr) ma è anche la dimostrazione che si può e si deve fare di più per incrementare le superfici permeabili in aree altamente urbanizzate, con benefici per la salute e per l’ambiente. Proprio per questo non sarà un intervento isolato. Per il 2020, insieme all’assessore alla Mobilità e Lavori Pubblici Marco Granelli, stiamo lavorando a un piano di depavimentazione diffuso nei quartieri della città”. Notevoli i dati snocciolati per questo intervento apparentemente di piccola entità: nonostante si tratti di soli 900 metri quadrati restituiti al suolo questa depavimentazione permette il ripristino della capacità di gestire un volume di pioggia corrispondente ad oltre un milione di litri d’acqua ovvero quanta ne piove in un anno, mediamente, su una simile superficie di suolo milanese. In altri termini rappresenta la quantità di consumi idrici annui di 5 famiglie, formata da acque pulite piovane costrette ad infilarsi nei condotti fognari, diluendo le acque sporche e gravando inutilmente sui costi della loro depurazione. Inoltre il suolo che verrà ripristinato in questi due nuovi fazzoletti di terra, nel suo strato fertile, potrà accumulare sostanza organica equivalente a 15 tonnellate di CO2, tanta quanta ne emette una utilitaria che percorra 10.000 chilometri all’anno per 15 anni: un suolo che riacquista la propria fertilità si comporta come una vera e propria ‘spugna’ di gas climalteranti. Di fronte a questi numeri non possiamo non dare ragione a coloro che si schierano per una piena attuazione delle leggi sull’invarianza idraulica pur notando che la sua attuazione è esercizio lungo e complesso e quindi, in presenza di un emergenza, bisogna anche ricorrere a soluzioni meno lungimiranti ma di più veloce attuazione. Ogni riferimento alle fazioni pro o contro le vasche di laminazione per contenere le piene del Seveso è puramente voluta.