Tante persone si sono ritrovate – insieme ad associazioni, istituzioni civili, militari e religiose – sabato 25 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria al Monumento alla Deportazione del Parco Nord. Si sono ricordati gli oltre cinquecento operai delle fabbriche del nord di Milano che, dopo gli scioperi del 1943 e 1944 contro il regime nazifascista, furono arrestati e deportati. Importanti gli interventi di Giuseppe Valota presidente dell’Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati) di Sesto San Giovanni e di Roberto Cenati presidente dell’Anpi (Associazione Nazionali Partigiani Italiani) milanese. Valota ha ricordato che questo è un luogo simbolo, in ricordo chi ha lottato per la libertà del nostro Paese; un sacrario con 570 nomi, uomini con un’età media di soli 33 anni, padri di famiglia coraggiosi. Un monumento dedicato soprattutto ai più giovani che, se stimolati, rispondono positivamente, si emozionano e capiscono, con lo studio, che la democrazia non è un regalo ma va costruita, spesso con sacrificio. Cenati ha voluto invece sottolineare la verità storica su quegli anni e cioè che il fascismo non ha fatto nulla di meritevole per il nostro Paese. Il ruolo dei fascisti della Repubblica di Salò nella denuncia e nella cattura di ebrei, oppositori politici e operai in sciopero fu infatti rilevante. A Niguarda il Teatro della Cooperativa, dal 28 gennaio al 2 febbraio, ha riportato in scena lo spettacolo di Renato Sarti “I me ciamava per nome: 44.787”. Il testo si rifà a testimonianze di ex deportati nella Risiera di San Sabba, raccolte da due storici triestini dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia Marco Coslovich e Silvia Bon. Testimonianze che Renato Sarti, con una scenografia semplice ma molto efficace, insieme a Nicoletta Ramorino, Ernesto Rossi e Irene Serinimette ci racconta nella loro drammaticità, con grande sensibilità e partecipazione emotiva, per non dimenticare l’orrore di quello che è stato un lager nazista in territorio italiano, a Trieste, con un forno crematorio dove sono state bruciate migliaia di persone. Uno spettacolo che rappresenta un importante contributo di memoria e di conoscenza storica, oggi sempre più necessario. Lo testimonia anche il recentissimo Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes (Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali) che ha evidenziato come per il 15,6% degli italiani (erano il 2,7% nel 2004) la Shoah non è mai esistita mentre il 19,8% pensa che Mussolini sia stato un grande leader e che ha solo commesso qualche sbaglio. Una realtà che ci preoccupa.