CORONAVIRUS/AGGIORNAMENTO 30 marzo – La denuncia di un Medico di Medicina Generale che sta combattendo in prima linea

Molto interessante l’intervista pubblicata al Medico di Medicina Generale Massimo Siffredi, molto conosciuto e stimato professionista che opera nei nostri quartieri, che ci ha spiegato come destreggiarsi concretamente in questa pandemia (vedi sopra)..
Abbiamo però voluto intervistare un altro Medico di Medicina Generale, S.M., per rivolgergli qualche domanda su quanto successo in particolare nella nostra Regione, su cosa eventualmente non ha funzionato e su cosa si dovrà fare nei prossimi mesi.
All’inizio dell’intervista ha fatto una precisazione molto importante: “Parlo a titolo personale ma so di rispecchiare i sentimenti di tanti colleghi…”
Come vede la situazione dal suo osservatorio sul territorio?
Vedo la situazione estremamente confusa, mancano linee guida per noi medici di medicina generale; non esiste un progetto comune che colleghi territorio e ospedale.
Perché la Lombardia è stata devastata dal virus?
È stata maggiormente colpita in quanto nel nostro territorio, per motivi commerciali e di studio, vi è un flusso costante di persone in entrata e in uscita. È stata inoltre la prima Regione italiana colpita da un virus a noi sconosciuto ed altamente contagioso e poi, dopo aver censito i primi casi, non è stata fatta una chiusura immediata delle zone maggiormente colpite (nel week end del 7-8 marzo le piste da sci della bergamasca erano piene di gente).
Cosa non ha funzionato?
Non ha funzionato l’aver ridotto negli anni i posti letto e il numero degli ospedali. Non avere mantenuto negli anni un controllo costante del territorio tramite i medici di medicina generale. Non faccio il politico, ma se non sbaglio esistono dei Piani Pandemici Nazionali e Regionali: che fine hanno fatto? Non sono stati messi in sicurezza né la popolazione né il personale sanitario.
Il personale sanitario è stato falcidiato dal virus: siete stati mandati allo sbaraglio?
Non ci hanno messo in condizione di svolgere in sicurezza il nostro lavoro. Non ci hanno fornito adeguati dispositivi di protezione; questo ci ha impedito di visitare i pazienti a domicilio. Per chi fa il nostro lavoro con passione e dedizione da anni è stato un colpo durissimo; abbiamo visto pazienti sfuggirci per ritardi nei ricoveri ed emotivamente queste situazioni sono devastanti. Molti di noi si sono organizzati acquistando di tasca propria dispositivi di protezione come visiere, occhiali di protezione e sovracamici. L’ATS ci ha fornito delle mascherine chirurgiche, guanti monouso e gel disinfettante; il Comune ci ha fornito utili mascherine FFP2 e FFP3, mascherine chirurgiche per pazienti in isolamento e alcool per sanificare.
Quando si potrà a ricominciare a pensare di riprendere gradualmente una vita sociale?
Sarà lungo il tempo della ripresa. Tutti dovremo osservare limitazioni negli accessi ai luoghi pubblici e nei nostri studi medici. È auspicabile per tutta la popolazione l’utilizzo di mascherine chirurgiche.
Cosa ci deve insegnare questa pandemia?
Come si vede corsi e ricorsi storici non ci hanno insegnato nulla. Ci ha colti impreparati una prevedibile e profetizzata pandemia; ogni Paese dovrebbe attuare misure preventive per gestire catastrofi sanitarie ed economiche come quella che ci ha colpito.