CORONAVIRUS/AGGIORNAMENTO 25 marzo -La pandemia in Val Seriana

Care lettrici, cari lettori, in questo momento doloroso scrivere diventa un continuo di profonde riflessioni. Solo un mese fa sul numero di marzo Zona Franca pubblicava “una lettera per voi” di Rita, un’infermiera della psichiatria che andava in pensione con la foto di gruppo con gli infermieri. Oggi, ancora di più, “Grazie a tutti i medici e infermieri che si adoperano e offrono ogni minuto della loro giornata”. A questa guerra silenziosa con “Coronavirus Covid 19”. Solo due mesi fa si guardava alla Cina… ci sembrava qualcosa di lontano. Poi arriva da noi, Codogno, prima zona rossa da Coronavirus. Da quel giorno prendo contatti con mio cognato che da anni vive lì vicino. Abita anche una figlia, Roberta, l’altra figlia gemella, Pamela, con la sclerosi multipla, abita in un paese vicino fuori dalla zona rossa. Anche questa mattina ci siamo sentiti per telefono. La sua come è per tanti è ancora una odissea. Quando era in zona rossa non poteva mettere piede fuori casa, meno male che aveva un po’ di provviste e sentiva le figlie per telefono senza vederle. Dopo un periodo di isolamento forzato inizia ad uscire a prendere il pane e fare un po’ di spesa. Domenica la figlia Roberta è andata a casa del padre e per la prima volta, grazie al cellulare, ha visto la figlia Pamela e il nipotino in una videochiamata. Racconta che nella sua chiesa ci sono 30 bare in attesa di essere mandate alla cremazione e tante altre sono in deposito al cimitero. In questo momento si cerca di non farci travolgere e ci vuole una battuta per sorridere…!
Da Codogno il Coronavirus si sposta in Val Seriana. Da 52 anni trascorro le mie vacanze nell’ultimo paese della Val Seriana, a Valbondione, conosciuto per la bellezza delle sue cascate, conosco a occhi chiusi tutti i paesi vicini. Erano i primi giorni di marzo che il Coronavirus si ferma con prepotenza sulla bergamasca. Una telefonata di Meris di Premolo, una cara amica compagna di camera all’Ospedale di Piario quando entrambe eravamo ricoverate. Con dolore mi racconta che una sua cugina – Loretta, 67 anni, di Casnigo, ai primi di marzo viene ricoverata all’Ospedale di Piario con una forte febbre; tutto il giorno su una sedia poi non hanno posto e viene trasferita ad Alzano, le viene fatto il tampone, non hanno posto in terapia intensiva e viene portata in isolamento. Meris con la voce rotta dal pianto: “Sai la figlia la vede solo dal vetro e la mamma continua a piangere”.
Il giorno 8 marzo avvisano che Loretta è morta. L’esito del tampone non era ancora arrivato e la bara viene portata via per la cremazione. Ho sentito proprio oggi, 26 marzo, Meris e mi dice che la figlia questa mattina è andata a prendere l’urna con le ceneri. Ma finché le cose non si risolvono porta l’urna con le ceneri della mamma a casa sua. Anche Valbondione non è risparmiata fra tanti amici che ci  hanno lasciato, troppi per un paese piccolo, 800 abitanti, un dolore profondo per tutta la comunità perché all’agriturismo “La stala dei Mostacc” – cordialità, salame, formaggio, gelato ai mirtilli – in dieci giorni sono morti i proprietari, Kati, il marito e il fratello di lei.
Bergamo piange i suoi morti. Tutta l’Italia piange. Il mondo piange. Speriamo che questa “guerra silenziosa” finisca presto. Forse ci vorrà un po’ di tempo ma che questa terribile esperienza possa veramente farci comprendere ed essere tutti migliori. A tutti gli auguri più sereni.