Coronavirus/AGGIORNAMENTO 15 maggio – Bilancio della pandemia: nella nostra zona è stata devastante.

Milano ha evitato il tracollo, anche se non bisogna abbassare la guardia visto il virus è ancora molto presente. La pandemia ha colpito con diversa intensità nelle varie zone della nostra metropoli e con differenze significative anche in base alla classe sociale della popolazione. È questo il primo dato fornito il 10 maggio dall’Azienda territoriale sanitaria (Ats).
Lo sviluppo del contagio è iniziato piano a inizio aprile e pian piano è cresciuto prepotentemente all’interno dei confini del capoluogo lombardo, colpendo particolarmente Niguarda, Affori e Bruzzano (vedi il perché e il percome sopra, nel “Fioretto di Zorro”).
Quanto descritto per sommi capi è la prima fotografia scattata dall’Unità Operativa di Epidemiologia dell’Ats metropolitana di Milano, che da tempo sta studiando non solo l’avanzata del virus ma anche le zone maggiormente colpite. Afferma Vittorio Demicheli, direttore sanitario di Ats Milano: “Rispetto ad altre grandi città europee, Milano ha retto, anche grazie al “fermi tutti” (lockdown) che ha permesso di ridurre gli spostamenti e l’utilizzo del trasporto pubblico. Nelle epidemie è come se si raggiungesse una soglia, oltre la quale i contagi avanzano in modo rapido, esponenziale: a Milano quella soglia, per fortuna, non è stata raggiunta. Non è detto che questo non avvenga in futuro: per questo la guardia non si deve abbassare, la situazione rischia di essere ancora in bilico”.
La mappa disegnata dagli epidemiologi di Ats Milano individua allora per tutto il territorio di sua competenza (che copre anche Melegnano, Legnano e Lodi), diverse fasce di contagio sulla base del codice postale di residenza dei malati. Esaminando le varie “foto scattate” si evidenzia il progressivo colorarsi della mappa: da un tenue giallo diffuso in tutta l’area metropolitana e lodigiana a partire già da gennaio si inizia a passare al rosso scuro già tra il 17 e il 18 febbraio, due giorni prima della diagnosi ufficiale del paziente 1 a Codogno, nella Bassa lodigiana. Per poi allargarsi al resto della cartina e arrivare in città ai primi di aprile: a Milano, a poco a poco, i contagi sono iniziati e sono arrivati a un tasso tra 7 e 10 casi ogni mille persone a Baggio, De Angeli, Affori, Niguarda, Comasina, Crescenzago, Quarto Oggiaro.
Alla fascia tra 6 e 7 casi ogni mille abitanti appartengono Lorenteggio, Sant’Ambrogio, Chiesa Rossa, Navigli, Tibaldi, Corso Lodi, Corvetto, Calvairate, Santa Giulia, Porta Romana, Forlanini. Casi compresi tra 4,5 e 6 casi ogni mille persone sono Città Studi, Porta Venezia, Parco Lambro e Lambrate, Garibaldi-Repubblica e Centrale, il Portello, Paolo Sarpi, il Gallaratese, San Siro e il Parco Trenno. Quasi non toccate dal Covid 19 sono invece il Centro Storico, Corso Magenta, Via Padova e il Quartiere Adriano.
Importante l’osservazione di Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università Statale di Milano: “Abbiamo la prova che ad essere risparmiate maggiormente sono le classi economicamente più agiate che vivono in centro, cosa che ci aspettavamo perché succede spesso durante le epidemie. L’altro aspetto che si evince è che sono stati colpiti i quartieri nord, che sono a contatto con zone produttive, anche legate alla bergamasca, e anche questo potevamo aspettarcelo”.
Esaminando le mappe inoltre si scopre che anche Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni stanno facendo registrare i numeri più alti di tutta la Provincia in termini di contagi rispetto alla popolazione residente, oltre i quartieri a sud est di Milano, considerata la vicinanza con la Provincia di Lodi, investita dallo tsunami Covid19.