Il Coronavirus uguale morte e povertà. Qual è la situazione nei nostri quartieri? Intervista a Stefano Indovino

Abbbiamo intervistato in proposito il presidente del Municipio 9 Giuseppe Lardieri e il capogruppo Pd Stefano Indovino.
•Prima domanda: siamo in un inferno dantesco da oltre due mesi. Come è cambiata la vita nei nostri quartieri e nella nostra città?
Io sono convinto che realizzeremo pienamente quanto ci sta accadendo solo fra qualche mese, sia rispetto alle proporzioni della tragedia sanitaria, sia per quel che riguarda il cambiamento rispetto al nostro modo di vivere e pensare. É evidente che sono cambiate e cambieranno tante cose: dal modo in cui viviamo le nostre amicizie a come andiamo a fare la spesa, passando per l’emergere di tante famiglie messe in difficoltà dal lockdown, l’attenzione necessaria al tema dell’infanzia, le novità nell’approccio al lavoro. Le cicatrici emotive, permettimi di usare questo termine, rimarranno a lungo. Siamo in mezzo a uno spartiacque della storia. La mia speranza più grande, che rivolgo innanzitutto a me stesso, è che impariamo tutti a lamentarci di meno – apprezzando quello che abbiamo – e a riconoscere la bellezza delle relazioni che ci sono state negate durante la quarantena. Per dirla in poche parole, che si ricominci a pensare un po’ di più al “noi” e un po’ di meno all’”io”.
• I cittadini della zona 9, come avvenuto un po’ in tutto il mondo, sono stati investiti da uno tsunami di proporzioni bibliche: cosa ha fatto il Municipio 9, compatibilmente con le sue possibilità, per fornire loro supporto, servizi e vicinanza?
Dal mio e nostro punto di vista meno di quello che avrebbe potuto. Un bando giustissimo per sostenere le famiglie in difficoltà non può bastare. Noi responsabilmente abbiamo collaborato e ci siamo attivati per dare una mano a ogni sollecitazione ricevuta, come l’individuare le attività commerciali che si sono attrezzate per fare le consegne a domicilio.
Si potevano attivare risorse in fase emergenziale per esempio per sostenere le famiglie in difficoltà raccogliendo dispositivi elettronici o attivando educatori digitali, coinvolgere il terzo settore per un sostegno psicologico di emergenza gestito da professionisti e non dal Presidente e i Consiglieri che non hanno nessun tipo di competenze, creare delle cabine di regia quartiere per quartiere per monitorare i bisogni, attivare una collaborazione con le farmacie per consentire ai cittadini di verificare online il numero di mascherine disponibili solo per fare degli esempi. In queste settimane non ci siamo mai permessi di fare polemica politica sterile, ma, vista la situazione, abbiamo continuato a fornire proposte (inascoltati) e a dare il nostro contributo.
• Come gruppo PD avete elaborato una serie di proposte politiche da esaminare e sviluppare nelle varie commissioni consiliari: ce le può spiegare?
Io ritengo che le istituzioni oggi abbiano una grande occasione di riscatto e redenzione. Per dare risposte oggi serve avere un piano, idee chiare e priorità definite. Per questo come gruppo abbiamo elaborato un piano che generosamente abbiamo consegnato alla maggioranza di centrodestra, che, purtroppo, dopo due settimane, non abbiamo ancora avuto una risposta o luogo in cui discuterne. Il nostro piano nasce dall’idea che sia fondamentale creare connessioni nei quartieri per affrontare al meglio i prossimi mesi, avere una gestione oculata dei fondi che arriveranno, attivare economie di scala. Per questo chiediamo che in ogni quartiere nasca un “Gruppo di mutuo soccorso”, una cabina di regia in cui abitanti, associazioni, commercianti, istituzioni, convergano per individuare insieme soluzioni ai tanti problemi che emergeranno, un welfare di comunità 2.0.
Questa dimensione di collaborazione potenziata pensiamo poi che vadano fatte proposte concrete per ogni ambito. Ne cito alcune fra quelle che abbiamo presentato: l’assegnazione di luoghi all’aperto gratuiti per le associazioni sportive, l’apertura di una piattaforma per raccogliere disponibilità per il volontariato dove si presentano le associazioni che lavorano sul territorio, l’attivazione immediata di un osservatorio con le attività commerciali, la creazione di percorsi culturali, il sostegno a progetti ludico educativi dedicati all’infanzia e la ricognizione degli spazi a disposizione sul nostro territorio. Tante idee di buonsenso consegnate con generosità al Municipio 9. Attualmente la risposta è un silenzio assordante che rimbomba ancor più nel vuoto pneumatico dell’attività amministrativa che si sta portando avanti.
• Come dovrebbe muoversi nelle prossime settimane il Municipio 9 per essere vicino ai cittadini in questo delicato momento della ripartenza?
Innanzitutto imparando ad ascoltare. Oggi le istituzioni non bastano a sé stesse. E poi mettendosi al centro di una rete. Abbiamo eccellenze come l’Ospedale di Niguarda, il Politenico, l’Università Bicocca. Se si condivide che solo insieme si esce da questa situazione un’istituzione come il Municipio anziché disperdere i soldi a pioggia deve costruire relazioni. Perché non attivare uno sportello in collaborazione con Afol mettendolo in comunicazione diretta con le caritative delle parrocchie? Perché non coinvolgere le università per aiutare le imprese che non hanno mobility manager per aiutarle nella gestione dei movimenti delle aziende? Perché non invitare i commercianti a mettersi insieme per fare gli acquisti per i dispositivi di sicurezza e fare economia di scala? Potrei andare avanti, il tema è porre il pubblico al centro di processi innovativi e che siano in grado di coagulare le energie migliori. Questo lavoro può farlo solo una istituzione di prossimità che (si spera) conosce il territorio come il Municipio.
• Allarghiamo un po’ l’orizzonte: come sono i rapporti “istituzionali” fra i vari Municipi e il Comune? Penso che più che mai in questo periodo ci sia bisogno di gioco di squadra…
Su questo c’è da fare ancora molta strada. Sono sicuro che se avessimo attivato prima e più in fretta il decentramento avremmo affrontato meglio questa pandemia. Se è giusto che alcuni servizi, che quelli alla persona, restino in capo al Comune, è vero anche che su altre attività decentrare significa migliorare il servizio e avvicinare le decisioni ai bisogni reali delle persone. Penso che il Comune sia stato coraggioso a promuovere un dibattito in città presentando il piano per la Fase 2 e aprendolo al contributo dei cittadini. In situazioni come queste chi sta fermo è perduto. Serve innovare, lanciare il cuore oltre l’ostacolo, pensare fuori dagli schemi, e per farlo è importante attirare intelligenze e fare lavoro di squadra. E, a proposito di squadra, lasciatemi ricordare anche qui un ex consigliere del PD del nostro Municipio, Gianni Faregna, una persona che ha fatto parte della nostra comunità e che questo maledetto virus ha portato via alla famiglia e a tutti noi. Gianni era uno cui piaceva lavorare senza cercare necessariamente forme di protagonismo. Ecco. Oggi più che mai serve questo spirito di servizio. In ogni campo. Specialmente nelle istituzioni.