28 aprile: la giornata mondiale delle vittime dell’amianto

Quest’anno, a causa del Coronavirus, non si è potuto tenere il tradizionale corteo, ma una delegazione del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio ha comunque portato un mazzo di fiori alla lapide che ricorda tutte le vittime a Sesto San Giovanni in via Carducci. Il Comitato ha ricordato, nel rispetto delle norme di sicurezza, tutti i morti chiedendo giustizia  per le vittime dell’amianto e per tutti i lavoratori e i cittadini assassinati per il profitto.
”Il primo diritto umano, lavorare senza morire”. E ancora: “La morte sul lavoro non è mai una fatalità, ma un crimine contro l’umanità”. “Basta morti sul lavoro e di lavoro in nome del profitto. Basta impunità per i padroni assassini”: questi cartelli che generalmente sfilavano per la città portati dagli ex lavoratori e famigliari delle vittime sono stati appesi alle transenne dell’area verde adiacente alla lapide che recita: “A perenne ricordo di tutti i lavoratori morti a causa dello sfruttamento capitalista ora e sempre Resistenza”.
Alla manifestazione insieme alla rappresentanza del Comitato è intervenuto, portando la solidarietà della città di Sesto San Giovanni, anche un assessore comunale con la fascia tricolore, che ha parlato di un crimine non riconosciuto all’origine di queste malattie, ”quella della mancata sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro quando già si sapeva da anni della pericolosità della fibra killer”.
Insieme al presidente del Comitato (ex operaio Breda) a deporre i fiori c’era anche Silvestro Capelli del direttivo dell’associazione, che si è ammalato di un tumore alla laringe che gli ha lasciato un buco nella gola dopo 17 anni di ’Breda. “Sulla mia pelle porto i segni dell’amianto. Mi hanno rubato la salute e la vita ma continuo a lottare perché non si ammala solo l’operaio in fabbrica. La nostra lotta non è ancora finita, noi siamo partigiani.
Sono passati 28 anni da quando l’Italia ha messo al bando l’amianto, ma siamo ancora uno dei paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia di malattie amianto-correlate. Secondo l’Oms, ancora oggi nel mondo sono circa 125 milioni i lavoratori esposti alla fibra killer e nel nostro Paese la bonifica delle costruzioni contenenti amianto procede molto a rilento.
Ogni anno le vittime dell’amianto sono circa 6mila: 3600 per tumore polmonare, 600 per asbestosi, 1800 per mesotelioma, un tipo di cancro molto aggressivo che colpisce la pleura e altre membrane. L’amianto ha ucciso tanti lavoratori e lavoratrici, ma anche persone che respiravano la fibra dai vestiti altrui (per lo più mogli che lavavano le tute e abiti dei mariti) o che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
L’amianto ha ucciso, uccide e continuerà ad uccidere ancora perché i tumori che causa, mesotelioma, tumori polmonari, della laringe, asbestosi e nella donna tumore dell’ovaio, e altri ancora, impiegano decenni a manifestarsi, e il picco è previsto tra il 2025 e il 2030.
Dai dati di Legambiente, nel nostro Paese sono circa 370mila le strutture che contengono eternit: per lo più edifici privati ma anche industriali e pubblici, comprese 2.400 scuole, 1.000 biblioteche e 250 ospedali. Per non parlare della rete idrica: sarebbero 300mila i km di tubature in cui è presente l’asbesto. Si tratta, però, di stime: il censimento dei siti inquinati non è stato completato in tutte le regioni.
In Italia negli ultimi dieci anni i morti per infortuni sul lavoro sono stati più di 17 mila.
Ogni anno sono 1.400 i morti sul lavoro (120 al mese), mentre decine di migliaia sono quelli per malattie professionali (solo per amianto oltre 6.000 l’anno). A questi numeri vanno aggiunti gli altri morti causati dai risparmi sulla sicurezza (ponti che crollano, disastri ambientali, inondazioni e altro ancora) e oggi a causa del coronavirus anche medici, infermieri, personale sanitario, addetti alle pulizie degli ospedali.
Una strage che avviene nell’indifferenza che, oggi più che mai, diventa complicità.
Qui  i links per vedere i video della giornata mondiale fatti da TG3 Rai regione Lombardia e Anpi): VIDEO 1   –  VIDEO 2