Il tema della domenica, nella sua peculiare centralità, entra nella riflessione del cristiano come un ritornello dalla melodia tenace e avvolgente. È il “giorno del Signore” e come tale si ripropone al cristiano come giorno da vivere “per il Signore”. Ma la vita del cristiano tende, oggi più che mai, a ridurre la domenica a qualcuna soltanto delle sue caratteristiche. La domenica, proprio perché giorno del Signore, è giorno di preghiera, di relazioni interpersonali significative, di carità, di riposo. Oggi tende ad essere semplicemente giorno di riposo, di svago, di attenzione al superfluo, di qualche relazione interpersonale magari poco costruttiva. E questo anche per un generalizzato stile di vita che poco favorisce un sano vivere questo giorno dalle enormi potenzialità spirituali e umane. Non è vero che la gente di oggi non ricerchi qualcosa che vada al di là del privato. Se da una parte c’è chi vuole passare la sua domenica dormendo, sistemando la casa, guardando la televisione, leggendo un libro o un giornale, dall’altra parte è pure vero che la domenica, a fronte di chiese semideserte, vede supermercati affollati, cinema pieni, ristoranti e pizzerie al completo, parchi e sagre brulicanti di gente desiderosa di svago e aria aperta. I servizi pubblici che vengono offerti sono sempre più sbilanciati verso queste richieste. Quella domenica, sacra anche per gli addetti al pubblico servizio, diventa giorno di lavoro per sempre più persone: sempre più gente deve lavorare di domenica per garantire ad altri una domenica piena di cose da fare. Un tempo si diceva che è il prete che lavora (solo!) di domenica! Oggi non lo si dice più, se non nel caso che si voglia sottolineare quel “solo”! Il cristiano deve ricentrare la sua domenica sul Signore, sull’Eucaristia, sulla preghiera, sul riposo vero, sull’incontro con i fratelli, sulla carità vissuta come attenzione al bisognoso, a discapito – pur non totale – di tutto il resto. Andare controcorrente in questo sarà anche faticoso ma risulterà estremamente salutare per la vita spirituale personale e familiare. Il cristiano non ha paura di dire: io, la domenica, vado a Messa, sto con chi incontro, vivo la pace e la tranquillità, spendo un po’ di tempo per chi ha bisogno di me; sì, vado anche a spasso, qualche volta faccio magari anche la spesa… ma non sono queste le cose da cui mi faccio assillare per tutta la settimana che precede; l’angoscia del “fare” è proprio ciò che non caratterizza la mia domenica, soprattutto dopo che per cinque o sei giorni ho, in qualche modo, dovuto rimanere intrappolato in quel vortice da cui, per almeno un giorno su sette, mi voglio liberare!