Il punto sullo Sportello immigrazione di via Cagni, senza dimenticare i diritti umani
Sulla vicenda di via Cagni e di viale Suzzani sembra di vedere finalmente la luce in fondo al tunnel.
Da circa un anno in via Cagni, infatti, è in funzione lo Sportello immigrazione della Questura di Milano, dedicato al primo appuntamento per le persone straniere che intendono fare istanza di protezione internazionale. L’ufficio riceve le persone, suddivise per lingua, secondo un calendario prestabilito, ma senza possibilità di prendere appuntamento. La situazione, gravosa per le persone straniere, costrette a code di giorni e di notti, ha causato ovviamente seri problemi anche agli abitanti del quartiere, che si si sono spesso trovati a dover sopportare il disagio creato dallo stazionamento di queste persone, prive di una struttura di accoglienza dotata di servizi igienici e ripari adeguati. Tutto ciò ha generato un diffuso malcontento e un oggettivo degrado delle aree interessate. A complicare la situazione, già abbastanza gravosa, la chiusura del supermercato di via Suzzani 237, di proprietà Aler, tutt’ora sfitto, ha attirato molte persone senza dimora che hanno trovato rifugio nel parcheggio. Il Comune e il Municipio 9, benché non istituzionalmente competenti in materia, si sono adoperati in un continuo confronto con le differenti istituzioni coinvolte al fine di trovare una soluzione. “Il Municipio 9 e il Comune di Milano, anche su sollecitazione di diversi cittadini, comitati e associazioni del territorio, nelle scorse settimane si sono attivati – ci dicono in una lettera gli assessori Bertolé e Granelli e la Presidente del Municipio 9 Anita Pirovano – con le istituzioni competenti per favorire l’individuazione delle opportune e necessarie soluzioni. Nostri obiettivi prioritari sono favorire un corretto e dignitoso accesso agli uffici della Questura di Milano per le persone straniere che richiedono di protezione internazionale, evitare che queste persone vivano in condizioni di degrado e fare sì che il quartiere non si trovi più in una situazione che genera una percezione di insicurezza tra gli abitanti”. Grazie al confronto avviato dal Comune di Milano con la Questura e la Prefettura di Milano sono state avviate alcune azioni concrete per affrontare le diverse problematiche. Innanzitutto, già a partire dai mesi estivi, sono state collocate in via Cagni alcune strutture di protezione e servizi igienici temporanei, a cura del Comune di Milano, d’intesa con la Questura. Nelle serate del 9 e 10 novembre scorsi, poi, sono state realizzate due uscite delle Unità di strada con personale specializzato e multilingue e diverse realtà del Terzo Settore, che hanno avviato dei colloqui con le persone presenti, per capire con precisione le ragioni della loro presenza lì e trovare le soluzioni più adeguate per ogni situazione. Con la Questura si è poi cercato di definire procedure e condizioni di accesso agli uffici di via Cagni maggiormente dignitose per le persone e quindi anche per il contesto. Per quanto riguarda viale Suzzani 237, il Comune di Milano ha avviato un confronto con la Direzione generale di ALER, segnalando l’urgenza di sottrarre l’immobile dallo stato di abbandono in cui si trova, innanzitutto chiudendo adeguatamente gli spazi per evitare l’accesso e poi prevedendone la sistemazione in tempi brevi per un prossimo utilizzo. È fuori di dubbio infatti, come sottolinea anche il Comitato Bicocca, che dei locali sfitti ed incustoditi generino una situazione di pericolo, indipendentemente da chi li occupi. Infine il 27 novembre scorso la Questura ha provveduto a coordinare le operazioni di allontanamento delle persone dal retro del supermercato, mentre la Protezione Civile del Comune di Milano ha raccolto gli oggetti di alcune persone non in grado di portarle via, così che oitessero recuperarle successivamente. “Ora ALER – esorta l’assessore Granelli in un post su Facebook – chiuda bene quegli spazi e soprattutto faccia in modo che il retro non sia accessibile, non essendo un parcheggio pubblico”. Il nostro giornale penso possa dirsi orgoglioso di aver puntato i riflettori su questa vicenda, senza mai perdere di vista i diritti di tutti. Crediamo che questa collaborazione tra le istituzioni coinvolte abbia avviato verso la soluzione questa incresciosa situazione, togliendo la terra sotto i piedi a chi pensava di poter soffiare sul fuoco del razzismo, ma senza mai dimenticare i diritti dei cittadini che abitano nel quartiere.