Progetto Inclusive culture: diffondere cultura e formazione all’inclusione

“Una società inclusiva è la somma della cultura di ogni persona. L’accessibilità da sola non è sufficiente. Esiste una giustizia sociale quando ogni individuo sente di appartenere a un gruppo e di avere le medesime opportunità. L’inclusione non è un’opportunità, ma un imperativo.” Questo l’obiettivo che si prefigge il progetto “Storiecocciute – Inclusive culture” ideato e curato dall’avvocato penalista Cristina Lavizzari, consulente legale esperto in difesa di soggetti fragili, vittime di violenza e in amministrazione di sostegno e la giornalista Elisa Bortolini consulente in comunicazione e redazione testi sulle tematiche legate all’inclusione e alla disabilità. Di “Storiecocciute”, realtà che diffonde la cultura dell’inclusione, con specifico riferimento all’ambito della disabilità, ci eravamo già occupati su Zona Nove raccontando del progetto “La Scuola Inclusiva” nato per garantire lo studio a tutti. “La Scuola Inclusiva” nasceva con un doppio percorso. Da una parte, fornire informazioni e consulenza alle famiglie, per affrontare il percorso scolastico dei bambini con disabilità. Dall’altra parte, promuovere l’inclusione attraverso pubblicazioni per bambini che promuovano un nuovo modello di inclusione. Con il progetto “Inclusive culture” Lavizzari e Bortolini offrono invece supporto alle aziende nell’affrontare la disabilità in ottica partecipativa realizzando percorsi formativi, eventi e consulenze professionali che forniscono gli strumenti per una visione e un dialogo costruttivo nei confronti della disabilità. Del resto anche i consumatori tendono a premiare le aziende che investono in questa direzione. Il 75% dei consumatori statunitensi (+ 6% in 5 anni) si aspettano che i marchi prendano posizione sulle questioni social, il 34% dei Ceo delle grandi aziende considerano l’impatto sociale come fattore primario da valutare per lo sviluppo del brand e il 74% dei consumatori ritiene che il cambiamento debba essere trainato dalle aziende, e non attendere regole imposte dai Governi. Serve quindi una nuova socialità Non solo nei luoghi pubblici, la scuola o l’accesso al lavoro. L’inclusione deve essere presente in ogni luogo della socialità, dagli alberghi ai ristoranti agli spazi virtuali. Lo scopo di “Inclusive culture” è quello di creare una cultura della disabilità che influisca sul comportamento dei singoli. Solo così si può poi ottenere un cambio di cultura del gruppo. Per qualsiasi informazione vi invitiamo a consultare il sito www.storiecocciute.it email info@storiecocciute.it cel. 3289010208