Treni

La terra della mia infanzia era ed è attraversata dai treni. A Gallarate, da Milano, arriva un’unica linea delle FFSS; lì si “triforca”: verso Varese, verso Luino, verso Domodossola; e la mia terra stava e sta lì nel mezzo. La finestra della camera dove sono nato guardava una larga e profonda trincea che accoglieva il binario unico della linea del “Luino”. Da ragazzo, in giro per il paese con la bicicletta, mi piaceva fermarmi sui ponti del “Luino” per vederci passare sotto il treno, qualcuno ancora a “caffettiera”! Come godevo nel dovermi fermare davanti ad un passaggio a livello chiuso, perché così – senza fare intenzionalmente quello che facevano tutti i frettolosi e cioè abbassare la bici e sgusciare sotto le sbarre stando attenti a che il treno fosse ancora lontano! – perché così potevo veder passare il treno. Un direttissimo, un merci, una locomotiva tutta sola, un treno lunghissimo, uno con poche carrozze… qualche volta anche due o addirittura tre passaggi di treno prima che le sbarre si alzassero, quando si trattava della linea a due binari del “Domodossola” o del “Varese”. Chissà perché il treno esercita questo fascino sui bambini!? Ma anche sugli adulti! Cerco di ricordare i miei pensieri davanti al treno che passava. Mi pare di sentire ancora chiaro il desiderio di starci sopra quel treno che passava. Il desiderio fantasioso di viaggiare. Di andare chissà dove. Non perché non mi piacesse stare dove stavo. Forse era per sbirciare l’ignoto, per sentirsi trasportare dal tempo oltre che dallo spazio. Poteva essere una sorta di maturazione affrettata quella di poter salire su quel treno: se macino chilometri velocemente, forzo anche il calendario a sfogliarsi velocemente, e quindi divento grande più in fretta! Sarà stato così? Forse. Non so. Il treno che sfreccia veloce ti fa comunque pensare alle cose che passano. È sì l’icona di una vita che scorre, e velocemente. Poi è anche vero che, al tempo della tua maturità, più che il desiderio di salire sul treno per far correre il tempo, c’è la contemplazione del tempo che corre insieme al desiderio di rallentare un treno che ha
troppa fretta di arrivare alla meta! Ed è come quando il treno, da piccolo, lo prendevo per andare, seppur raramente, in vacanza: un inizio frizzante, un passare di stazioni una dopo l’altra, e poi la stazione in cui scendere. Il viaggio era finito ma iniziava la vacanza. Bello il viaggio perché si concludeva con la vacanza, bella la vacanza perché iniziava con il viaggio.